L’Etruria diventa Banca Tirrenica: a rischio alcune filiali nell'Empolese

Le sedi nella zona sono molte, possibile l’effetto ‘doppione’

Bancario al lavoro allo sportello. Molti suoi colleghi dell’ex Etruria potrebbero diventare esuberi da ‘gestire’ con il fondo di categoria

Bancario al lavoro allo sportello. Molti suoi colleghi dell’ex Etruria potrebbero diventare esuberi da ‘gestire’ con il fondo di categoria

Empoli, 13 maggio 2016 - La bandiera di Banca Etruria, nuova o vecchia che fosse, non sventola più sulle sedi dell’istituto di credito che da noi ha raccolto l’eredità della Banca cooperativa di Capraia Montelupo e Vitolini, passato di mano dopo un’estenuante guerra, senza fortuna, per contrastare le mire delle truppe aretine: l’Etruria ha infatti sede ad Arezzo.

Le insegne non sono ancora cambiate, ma è solo questione di tempo: poi le filiali della banca avranno la scritta Banca Tirrenica, che però, nel corso del 2018, diventeranno quelle di chi ha acquisito l’istituto, la lombarda Ubi Banca, che le incorporerà e che ha speso davvero poco. Impiegando simbolicamente un euro, ha infatti acquistato l’Etruria, Banca Marche e Carichieti, dopo che erano stati ceduti al Fondo Atlante 2,2 miliardi di crediti deteriorati delle tre aziende di credito.

La sede sociale di Banca Tirrenica, come delle altre due nuove banche nate da Marche e Chieti, è stata spostata a Bergamo, sede di Ubi, fino al completamento della fusione.

Alla presidenza di Banca Tirrenica, come delle altre due, c’è Osvaldo Ranica, membro del consiglio di gestione di Ubi Banca, ex dirigente della Banca Popolare di Bergamo.

La fusione porterà con sè una cura dimagrante per i tre istituti di credito in via di incorporazione. Si parla di oltre 1.500 esuberi (al 2020) e del taglio di 140 filiali. C’è da vedere quanto di questi numeri pesanti inciderà sull’ex Banca Etruria. C’è comunque una rassicurazione da parte dell’amministratore delegato di Ubi Banca, Victor Massiah, che non punta a ricorrere ai licenziamenti.

Quindi si userà il fondo per gli esuberi dei bancari che negli anni ha già permesso a tante aziende di liberarsi di dipendenti senza usare i licenziamenti puri e semplici. Se per il personale dell’Etruria impiegato nella nostra zona non ci saranno grossi problemi, anche se i mensili saranno più bassi, diverso il discorso per le filiali. Un esempio per tutti: a Montelupo ci sono due filiali dell’Etruria, una delle quali per la futura Ubi Banca potrebbe non avere ragion d’essere.

La forte presenza dell’Etruria, come dicevamo, si deve alla banchina, come veniva chiamata, di Capraia Montelupo e Vitolini, poi fusa alla fine degli anni ’80 con la Banca dell’Etruria di Arezzo. Non fu uno scherzo, perché i soci si confrontarono in un dibattito acceso, perché c’era una frangia importante, più legata alla Chiesa e alla Dc fiorentina, che non voleva l’unificazione con la ‘banca dei massoni’. Ma c’era anche un elemento più corposo. L’Etruria non era il solo pretendente della coop, c’era anche la Banca popolare di Milano che offriva molti più soldi, ma non la sicurezza di posti in consiglio d’amministrazione. E prevalsero gli ‘estimatori’ di Banca Etruria.