In tanti sosostano sul ponte di Montelupo a vedere il fiume tornare… fiume due mesi dopo che erano sparite le ultime gocce d’acqua. Sì: in bassa Pesa si è rivisto un po’ di flusso, e tutto sommato ci sarebbe anche da stare contenti, perché a volte sparisce a giugno per tornare solo ad ottobre inoltrato. L’allerta arancione dello scorso fine settimana - che ha creato non pochi disagi per i nubifragi a nord dell’Arno - ha rimesso in moto nel Chianti il minimo sindacale per la Pesa, quanto ad acqua. Che poi è di nuovo scomparsa salvo riaffacciarsi ieri con l’ulteriore e più strutturata perturbazione.
Contenti sì, dunque, ma evitando di esultare ed il perché lo spiega senza mezzi termini l’assessore Lorenzo Nesi. "Dopo l’allerta arancione è tornata l’acqua. - spiega - Ma sotto c’è la falda abbassata dagli eccessivi prelievi. Per riportare il deflusso definitivo ci vogliono più di 30 millimetri di pioggia". Che sarebbe tanta, tutta insieme (in un anno intero da queste parti ne cadono 7-800), e che magari fa tornare come detto al minimo sindacale la Pesa e arreca danni da qualche altra parte.
Insomma: siamo alla storia della coperta troppo corta. Il primo ’rammendo’ da fare al più presto sarebbe questo, secondo Nesi: "Serve ridurre i prelievi e se questo non è possibile, occorrono forti misure di mitigazione in tutela dell’ecosistema fluviale". Per quasi una decina di volte, tra luglio ed agosto, i volontari (tra cui gli Amici della Pesa) sono accorsi presso le poche pozze d’acqua ancora rimaste per mettere in salvo la fauna ittica. Compresa quella di pesci sempre più rari come i barbi tiberini ed i ghiozzi. Con queste piogge di settembre, si spera che almeno su questo versante l’emergenza possa terminare. Va ricordato che, tecnicamente, e anche nelle carte geografiche ufficiali, la Pesa - nonostante gli oltre 60 chilometri dai Monti del Chianti all’Ambrogiana dove si getta in Arno - è definita torrente. E come tale si comporta, a differenza dei paralleli Greve a est ed Elsa a ovest (definiti fiumi). Ciò tuttavia, come ha sempre sostenuto Nesi, non giustifica l’agonia del tratto in bassa valle, sottoposto a prelievi eccessivi al di là del dilemma dei cambiamenti climatici.
Andrea Ciappi