Covid Empoli, ambulanze in fila fuori dall’ospedale: "Struttura in difficoltà"

L’infermiera delegata della Fp Cgil: "Afflusso continuo, i sanitari sono pochi e sotto stress. Così non reggiamo"

L'ospedale San Giuseppe di Empoli

L'ospedale San Giuseppe di Empoli

Empoli, 3 aprile 2021 - «Da domenica siamo entrati in una fase acuta che si è protratta per tutta la settimana. Nei giorni scorsi fuori dal pronto soccorso si è formata una fila di ambulanze in sosta nella ‘camera calda’, il tunnel esterno dove si incanalano i mezzi". Sabrina Leto, delegata per l’area empolese della Fp Cgil Asl Toscana centro è anche infermiera del pronto soccorso e sta toccando con mano gli effetti della terza ondata Covid al San Giuseppe di Empoli.

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"Dai primi di marzo siamo in sofferenza sia in pronto soccorso sia nei reparti Covid – spiega – Ci sono stati giorni, in questa settimana, in cui abbiamo avuto difficoltà ad accogliere i pazienti. Per tutto il pomeriggio e anche la notte infermieri e oss dovevano muoversi da una postazione all’altra per sopperire all’afflusso continuo di persone. Allo stesso tempo – prosegue l’operatrice sanitaria – c’è il problema dei reparti di medicina Covid: i numeri degli operatori sono sempre gli stessi. Nonostante la direzione abbia ridotto le attività chirurgie e chi lavorava nelle sale operatorie sia stato spostato nei reparti più affollati, le forze in campo sono sempre poche".

Le carenze più importanti si riscontrano proprio tra personale infermieristico e oss. "Al San Giuseppe mancano una quindicina di oss e una decina di infermieri tra pronto soccorso e area medica". Questa terza ondata Covid sta mettendo in crisi struttura e operatori sanitari sia per l’elevato numero di ricoveri sia per il repentino abbassamento dell’età media dei contagiati che va dai 40 ai 45 anni.

«L’abbassamento dell’età media – fa notare Leto - comporta anche un aumento dei tempi medi delle degenze, con gravi ripercussioni sui servizi di degenza ordinaria, sia Covid che non Covid". Chi da oltre un anno è impegnato in prima linea a fronteggiare l’emergenza sanitaria sta accusando stanchezza e forte stress. "Siamo assorbiti giorno e notte dal lavoro – dice l’infermiera – Ci portiamo a casa lo stress e le tensioni e tutto ciò si ripercuote sulle nostre vite e famiglie". Per il sindacato c’è bisogno di un ulteriore sforzo da parte di Regione e azienda sanitaria.

«Le prossime due settimane potrebbero rappresentare la fine della fase più cruenta della pandemia nel nostro territorio – spiega in una nota Fp Cgil – per raggiungere questo obiettivo con la massima sicurezza serve un ulteriore sforzo da parte di Regione e aziende sanitarie per attivare tutte le misure straordinarie già messe in opera durante la prima ondata e che hanno permesso di garantire la tenuta di tutti i servizi sanitari essenziali. Viceversa, la mancanza del dovuto personale potrebbe comportare dei gravi disservizi e disagi nella gestione sia dei pazienti Covid positivi che di quelli no Covid con potenziali pericoli nella sicurezza delle cure".