Il contadino che ama scrivere libri. "Ma non rinuncerei mai alla terra"

Meoni racconta l’amore per la natura. E la delicatezza dei sentimenti

Massimo Meoni, 52 anni, lavora in una fattoria alla Ginestra. In precedenza ha anche lavorato in fabbrica

Massimo Meoni, 52 anni, lavora in una fattoria alla Ginestra. In precedenza ha anche lavorato in fabbrica

Empoli, 13 febbraio 2016 - E’ contadino per mestiere e scrittore per diletto. In una mano tiene la vanga, nell’altra la penna. Quando scende dal trattore, sveste i panni dell’agricoltore per calarsi nelle vesti di romanziere. E ci riesce talmente bene che di libri, Massimo Meoni, 52 anni - ne ha già scritti quattro. L’ultimo si intitola «Rose e Cornacchie» e sarà presentato venerdì a palazzo Ghibellino a Empoli, il 25 febbraio a Fucecchio e il 12 di maggio alla villa medicea di Cerreto Guidi. Un romanzo che esplora l’universo femminile con una sensibilità e una delicatezza che mai ci si aspetterebbe dall’ «uomo di campagna». Eppure la passione per la scrittura è germogliata tra le zolle. «Non ho mai avuto voglia di studiare - racconta Meoni - Sono andato a lavorare in fabbrica giovanissimo, e lì sono rimasto per 20 anni». Già in quel periodo l’amore per la terra, indissolubilmente legato a quello per la scrittura, si faceva sentire forte.

«Sono figlio d’arte contadina - racconta l’autore del libro pubblicato dalla casa editrice empolese Ibiskos Risolo - E la genetica non mente. Mio padre era un coltivatore diretto. Forse per questo un giorno ho mollato tutto scegliendo di entrare in una fattoria della Ginestra dove oggi mi occupo di tutto: concimazione, semina, potatura, vigne». E poi c’è l’altra faccia della medaglia, il lato poetico. «Il mio bisnonno, nato nel 1860 scriveva poesie su commissione per chi si sposava nelle case di campagna. La scrittura ce l’ho nel Dna». Tutto cambia verso i 25 anni, quando arriva la sete di conoscenza insieme alla voglia di sfatare il mito secondo il quale contadino è sinonimo di ignorante. «Ho cominciato a leggere, mi sono appassionato a Coelho, Ammanniti, De Carlo e sono ripartito da quei 20 anni trascorsi in fabbrica. Mi hanno lasciato dentro un mondo da raccontare, storie di amicizia, gelosie, amori nati e poi finiti. La fabbrica è stato un arricchimento e i miei colleghi la mia prima fonte di ispirazione». Nasce così, quasi per scherzo «Maya», il primo romanzo i cui incassi sono andati in beneficenza. Ci sono voluti, poi, 8 corsi di scrittura creativa e 4 di editing per arrivare alla stesura di «Rose e Cornacchie».

«Ho avuto la presunzione di scriverlo in prima persona e al femminile. Il mondo segreto delle donne mi ha sempre affascinato» confessa Meoni. La protagonista è una donna empolese: avvocato single, realizzata ma severa con se stessa, ha un gruppo di amiche (le Cornacchie) con le quali lavora ed esce a far baldoria tutti i venerdì - tra l’aperitivo ed il cinema non mancano rifermenti alla città- In un attimo però i punti fermi nella sua vita di 40enne indipendente vengono spazzati via. Tra ortaggi e coltivazioni, insomma, è nato un libro delicato, frutto di un passatempo «che deve rimanere tale – conclude il contadino dall’animo nobile- Non rinuncerei mai né alla scrittura né alla terra. Amo il mio lavoro, guardare il cielo, andare a mangiare col suono del campanile. Non penso in grande e non mi vedo scrittore affermato. La natura ha i suoi tempi, non ci sono cartellini da timbrare ed è qui che ho trovato l’equilibrio perfetto. La dimensione della campagna è l’ ideale per me».