Da Montaione alla Polonia: "Così stiamo aiutando i profughi"

Egle Palazzo è rientrata da una missione della Confederazione nazionale delle Misericordie. "Tremendo vedere i bambini che si impauriscono e scappano sentendo anche un palloncino scoppiare"

Egle Palazzo, a destra, è andata in Polonia al confine con l’Ucraina con la Misericordia

Egle Palazzo, a destra, è andata in Polonia al confine con l’Ucraina con la Misericordia

Empoli, 25 aprile 2022 - La maestra Egle Palazzo ha salutato i suoi alunni per una settimana per andare ad occuparsi di altri bambini a 1500 chilometri di distanza dalla sua classe quinta di Montaione. E’ tornata ieri dalla missione organizzata dalla Confederazione nazionale delle Misericordie con la Protezione civile operativa nei punti di confine polacchi con l’Ucraina, Medyka e Korczowa. Con un gruppo di una quindicina di volontari, coordinati da Lorenzo Tomei, medico dell’Umberto I di Roma, l’insegnante di Certaldo è riuscita a far partire per l’Italia diversi piccoli profughi ucraini affetti da patologie importanti, molti dei quali pazienti oncologici.

"La più piccola che siamo riusciti a recuperare ha appena 11 giorni - racconta la maestra-volontaria – Si chiama Darina e con la mamma siamo riusciti a farla imbarcare sul volo diretto in Toscana. Purtroppo alla gioia di aver dato una speranza alla piccolina si lega anche uno dei dei momenti più brutti: averla dovuta separare dal padre che non poteva partire con lei e la mamma". Sbarcata a Pisa, la neonata è stata presa in carico dall’ospedale pediatrico Meyer. Un altro bambino di 11 anni è stato portato all’ospedale di Padova per essere operato per una scheggia vicino al cuore.

Figlia del governatore della Misericordia di Certaldo, Salvatore Palazzo, la maestra Egle prima di partire ha raccontato ai suoi allievi del perché si sarebbe assentata per una settimana. "Sapevano che sarei partita per la Polonia, ma non che sarei andata al confine con l’Ucraina. Non volevo si preoccupassero - spiega -. Qualcuno avrebbe anche voluto accompagnarmi. Con loro ho un rapporto splendido. Da quando è scoppiata la guerra abbiamo più volte affrontato l’argomento. E se mi chiederanno della missione risponderò alle loro domande".

Sono tante le immagini che l’insegnante ha riportato a casa, alcune drammatiche. "La parte più triste è vedere gli occhi di queste persone spenti, vuoti e pieni di tristezza. Così come vedere bambini che si impauriscono e scappano sentendo anche un semplice palloncino scoppiare. Commovente è stato invece vedere i loro occhi tristi, ma allo stesso tempo pieni di speranza al momento della loro partenza per l’Italia. Il momento più bello - aggiunge - è stato far sorridere e divertire i bambini, dando loro caramelle, palloncini o semplicemente giocandoci. Attraverso i sorrisi e gli sguardi abbiamo saputo comunicare, al di là della lingua".

L’insegnante-volontaria ricorderà questa missione in modo particolare anche perché alla vigilia della partenza per il rientro in Italia ha compiuto 33 anni. "E’ stato un compleanno decisamente particolare - dice - L’unico rammarico è che avremmo voluto prendere più persone, ma molte decidono di non partire, hanno paura di lasciare la loro terra. Altre invece non sono riuscite a raggiungere i punti di confine perché le strade sono state bombardate e il loro viaggio ha subito diverse deviazioni".