Editoriale

Vade retro primarie, ma sono nel dna del Pd

Pecore elettriche
Pecore elettriche

Firenze, 19 novembre 2023 – “Abbiamo deciso di non scegliere le primarie come metodo. Finalmente una classe dirigente che fa politica!", ha detto a Di Martedì Alessandra Todde, vicepresidente del M5S, candidata di M5S e Pd alle elezioni regionali in Sardegna. Una decisione che ha spaccato il centrosinistra, tant’è che Renato Soru, fondatore di Tiscali ed ex presidente della Regione, ha lasciato il Pd e chiede le primarie di coalizione. Bizzarro che sulla linea Todde, come fa notare anche il professor Arturo Parisi, si trovino d’accordo proprio i Democratici, che sulla consultazione pubblica ci hanno costruito un pezzo della propria identità. È quel che succede anche a Firenze, dove Cecilia Del Re, ex assessora della giunta Nardella, invoca da mesi primarie per scegliere il futuro candidato sindaco. Primarie che con ogni probabilità non le saranno concesse. Il Pd fiorentino completerà le sue "consultazioni" per poi presentarsi in assemblea e votare quello che la direzione ha già indicato in un documento, approvato nei giorni scorsi, nel quale si dà "mandato al segretario cittadino - con un gruppo di lavoro plurale e inclusivo - di verificare la possibilità di un percorso largamente condiviso attorno a un nome forte e autorevole di un/una candidata/o Sindaco/a". Tradotto: le primarie? No, grazie. Come noto, Dario Nardella vorrebbe candidare direttamente la sua assessora Sara Funaro, che di certo non gli sarebbe ostile durante la campagna per le elezioni europee - e qui forse sta il punto - come invece potrebbe esserlo Del Re, che mercoledì sera ha riunito a Firenze i suoi sostenitori. Oltre mille persone si sono trovate al Tuscany Hall. Una platea trasversale (c’erano schleiniani, ma anche centristi, libdem eccetera) difficile da ignorare, ma sembra che il Pd di Firenze abbia scelto di non capire, o far finta di non capire, che la notizia c’è. E la notizia è che un mercoledì sera mille persone sono uscite di casa per andare ad ascoltare una ex assessora di Palazzo Vecchio che chiede di poter partecipare secondo le regole del gioco che lo stesso Pd permette. Le domande a questo punto sarebbero molte: se a Del Re non venisse concessa la sfida, che cosa farebbe? Si candiderebbe con una sua lista civica? E l’elettorato che si è presentato al Tuscany Hall per chi voterebbe? Il sindaco Nardella è una persona accorta e conosce bene le dinamiche, c’è di che essere sicuri che anche lui si stia facendo queste domande. Giova ricordare che Elly Schlein è diventata segretaria del Pd proprio grazie alle primarie. Tant’è che le sono servite per battere Stefano Bonaccini dopo la fase congressuale, al termine della quale era stata sconfitta. Senza il "popolo" del centrosinistra o del sinistra-centro, composto di non iscritti al Pd, la non iscritta Schlein (almeno fino a pochi giorni prima di candidarsi) non avrebbe conquistato la leadership dei Democratici. L’impressione è che le primarie servano quando c’è da mandare un messaggio ai vecchi dirigenti, salvo poi disfarsene quando diventano un rischio per la nuova dirigenza che vuole mantenere il controllo sugli ev enti politici. In questo, i "nuovi" non si dimostrerebbero molto diversi dai "vecchi" che tanto criticavano.

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