La campagna permanente del soldato Giani

L'editoriale di Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 21 gennaio 2020 - La notizia è che non c’è notizia. Perché Eugenio Giani non ha davvero iniziato una campagna elettorale, ieri pomeriggio, dalla sua San Miniato: Eugenio Giani è in campagna elettorale da anni. Per esempio gli ultimi cinque, da presidente del consiglio regionale, li ha passati a visitare tutti i 273 Comuni della Toscana, come lui stesso tiene a sottolineare con appassionato orgoglio.

Stringendo mani, memorizzando volti e annotando nomi. Un record, nessuno era riuscito a portare a termine una simile impresa con una devozione così fervente da fargli guadagnare appellativi sussurrati con affettuosa perfidia tanto dagli amici quanto dai rivali: l’ubiquo, il tagliatore di nastri seriale, l’uomo-buffet. Eppure ora Giani ride di chi rideva. Lui sapeva già dove voleva arrivare e alla fine, alla vigilia dei 61 anni, c’è arrivato: candidato governatore della Toscana. Ciò detto, qualcosa da ieri è effettivamente cambiato: perché questa campagna elettorale sarà tutt’altro che una passeggiata di salute, qualunque sia il candidato ancora latitante della destra. Giani – ventenne rampante nella prima repubblica, a suo agio nella seconda e ora destinato a misurarsi con le insidie della terza – dovrà dimostrare di saper superare i suoi limiti. Tanto per cominciare quello di una candidatura sofferta: al di là di chi oggi salta baldanzoso sul carro del vincitore di coalizione, il suo nome è stato a lungo osteggiato anche da buona parte del Pd, convinto che suonasse troppo polveroso per poter davvero contrastare i venti impetuosi del sovranismo salviniano.

Così molti fino all’ultimo ce l’hanno messa tutta pur di trovare qualcuno da contrapporgli, e hanno infine ceduto alla determinazione di Giani più per mancanza d’alternativa che per sincero convincimento. E poi c’è la questione della sinistra, e per sinistra non intendo le frange minute delle sigle meno note. Intendo il fuoco delle piazze: le sardine chiedono una freschezza che Giani dovrà essere in grado di interpretare, superando l’aspetto compassato di un uomo nato con la casacca socialista. Dovrà, in poche parole, temere più il fuoco amico di quello avversario. Anche in questo caso, però, la notizia non c’è.