Quando votare rendeva più bella la vita

La storia di Luisa e la politica in crisi

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 20 giugno 2021 - Luisa Zappitelli è morta ieri mattina nella sua casa a Città di Castello. Aveva 109 anni, ed era diventata un simbolo non tanto o non solo per la venerabile età portata con gagliarda simpatia fino agli ultimissimi giorni, ma perché aveva fatto dell’intera sua vita un esempio di passione civica e di attaccamento ai diritti faticosamente conquistati. Due settimane fa, il 2 giugno, nell’ultima apparizione pubblica, Luisa bacia il tricolore e poi appoggia la guancia alla bandiera, dal suo balcone, tenendosela stretta. Se potete, andate a rivedere sul web il video di quel momento: vi farà una tenerezza che riuscirà a strapparvi delle lacrime. Non quelle che si rivolgono compassionevolmente ai vecchi, ma quelle che si riservano per chi continua a regalarci ammirazione. Diceva: "Andate a votare, perché dopo la vita è più bella".

Di lei resta ormai quasi epico il racconto del suo primo giorno alle urne, il 2 giugno del 1946, quando di anni ne aveva già 35: si fece decine di chilometri a piedi, insieme ad alcune amiche, pur di provare sulla sua pelle il significato di quelle parole, dopo la vita è più bella. Le cronache raccontano che non si sia mai persa una chiamata al voto, da allora. Forse basterebbe questa tenace convinzione per rimediare alla crisi della politica e dei partiti, nella settimana che l’ha così ben cristallizzata: i gazebo vuoti a Torino per le primarie del Pd, l’ansia di un altro rischio flop a quelle fissate per oggi a Roma. Con buona pace del centrodestra, che alle primarie comunque non ci ha mai creduto.

Dalle urne fisiche alle piattaforme virtuali, sul fronte 5 Stelle non va meglio, con la fine dell’ormai fu Rousseau e la nascita pochi giorni fa di SkyVote, che dovrebbe rianimare la militanza digitale pentastellata in calo di clic. Chi vuole attribuire le colpe di questa rassegnazione popolare al Covid è in malafede: il distacco è iniziato ben prima della pandemia. Ed è da attribuirsi anche a una crisi sistemica dei nostri partiti, una crisi che con il governo Draghi è diventata più che mai evidente: non solo nei sondaggi, ma soprattutto nel Dna delle singole forze in campo, tutte in fase di riposizionamento.

Dai 5 Stelle a Fratelli d’Italia, dal Pd alla Lega, da Forza Italia a Italia Viva (a proposito, che fine ha fatto Italia Viva?), l’intero arco parlamentare sta affrontando l’estate che arriva col piglio di chi debba ritrovare la vocazione perduta, per la verità senza troppa convinzione. E allora mi viene in mente che la risposta a questa apatia civica va ricercata proprio nelle parole di Luisa Zappitelli: dopo la vita è più bella. Per questo lei votava, e per questo noi oggi votiamo sempre meno: abbiamo perso la fede in quella frase. La vita dopo non ci pare più bella, ma esattamente identica a prima. Forse la politica, i partiti, dovrebbero ripartire da qui.