Perché Draghi può rimanere a Palazzo Chigi

Il futuro del Paese

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 19 dicembre 2021 - Siamo il Paese dell’anno. Lo dice l’Economist, che incorona Draghi e l’Italia sia per i traguardi economici sia per la lotta al virus. Tutto meraviglioso? Fino a un certo punto. Perché la sentenza della prestigiosa rivista britannica rischia di trasformarsi in un ulteriore elemento di incertezza su quella che sarà la partita politica del 2022: l’elezione del presidente della Repubblica, il tredicesimo dopo Sergio Mattarella. Salvini si è immediatamente premurato di ricordare che "Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi". E poi: "Io faccio lo sforzo di stare col Pd e Draghi se ne va? Abbiamo prolungato lo stato d’emergenza fino al 31 marzo e lui se ne va?".

La sua posizione è sostanzialmente condivisa dai partiti della maggioranza, anche se la storia ci insegna che i verdetti in politica hanno il fiato corto. Oggi, comunque, nessuno vuole correre il rischio di finire a elezioni anticipate nel 2022, eventualità molto probabile nel caso in cui Draghi salisse al Quirinale. E allora, come finirà? Presto per dirlo. E chi oggi azzarda pronostici lo fa per sventatezza o malafede. Ma leggetevi l’intervista a Matteo Renzi: ne trarrete qualche spunto per capire qual è lo stato dell’arte delle manovre in campo. Del resto è proprio lui, il senatore di Scandicci, il più accreditato per diventare il king maker di questa avventura ancora nebbiosissima.

La lettura di Renzi è chiara: "In questa partita manca il regista", dice. Ha indubbiamente ragione. Perché se i numeri per l’elezione li avrebbe il centrodestra, a mancare è sia il candidato forte (l’autocandidatura di Berlusconi è meno solida e condivisa da Lega e Fratelli d’Italia di quanto molti siano disposti ad ammettere), sia la capacità di tessere una rete per compattare compagni e potenziali alleati. Lo scontro rischia così di polarizzarsi: da un lato Pd e M5S uniti nella corsa (Letta e Conte martedì scorso hanno ribadito di voler trovare una soluzione comune), dall’altro lato il centrodestra ancora in cerca di un nome abbastanza forte, trasversale e convincente per poter portare a casa il risultato. Sempre facendo i conti senza Draghi.

In questo scenario di sostanziale pareggio, la compagine di uomini e donne di Italia Viva diventerebbe sostanziale per la scelta. Insieme all’incognita del Gruppo misto. Dunque il vero punto è questo: c’è un’ampia fascia del Parlamento che si muove con logiche che a oggi sono ancora del tutto imprevedibili, ma che in una situazione di stallo potrebbero diventare determinanti. In attesa che cominci la rumba vera e propria, posso dire quel che mi auguro io: che Draghi resti a Palazzo Chigi, ancora per un po’. E non c’era bisogno che ce lo dicesse l’Economist.