Almanacco elettorale, comunque vada non sarà un successo

L'editoriale della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 26 gennaio 2020 - Comunque vada, non sarà un successo. Il riferimento non è al Sanremo alle porte, ma alle elezioni in Emilia Romagna che questa notte sono attese come l’anno zero della politica italiana, l’Ohio in salsa mediterranea che dovrà (o non dovrà, a seconda del risultato) dare lo scossone definitivo al Governo Conte.

E già questa è una brutta notizia. Quando gli scossoni sono determinati dai voti locali, anzi, da un singolo voto regionale, è segno che le campane dei partiti, vincitori e vinti, suonano a morto. Dicevo: non sarà un successo, comunque vada.

Non lo sarà per la sinistra, che se manterrà la regione lo farà arrancando voto su voto, con una campagna elettorale che ha rimesso in luce, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutto l’appannamento del Pd nazionale. Infiacchito tanto dalle bordate di Renzi quanto dall’entusiasmo delle sardine che i Dem non sono stati in grado di intercettare fino in fondo, lasciandosene invece travolgere.

In questo senso sì che Bologna è lo specchio del Paese: racconta le debolezze del partito che in quella terra è diventato una roccaforte di potere e di prosperità per decenni, mostrando come il buongoverno (perché perfino Salvini e i salviniani non osano mettere in discussione il buongoverno emiliano) non basti più a scaldare il cuore degli elettori. E cosa basta, allora?

Al momento l’unico che viaggia senza incertezze è Salvini: non il centrodestra, ma proprio solo Salvini. E questa è l’altra notizia che deve far riflettere anche i cugini toscani prossimi a misurarsi con il voto di primavera: il centrodestra in Italia non c’è più, c’è invece una forza fluida ed elettoralmente potentissima che si aggrega attorno al Matteo Lombardo, ma che non risponde a un vero disegno di coalizione, in termini di squadra, programmi e ideali.

Terzo insuccesso: i 5 Stelle. Di Maio pochi giorni fa si è dimesso da capo politico, forse puntando tutto sulla possibile débacle del centrosinistra in Emilia, da sempre poco convinto della bontà dell’alleanza giallorossa che lui stesso però ha dovuto subire: ora sembra sperare di veder crollare quell’alleanza per potersi ricostruire un pedigree di primo piano. Ma chi in politica gioca d’azzardo sulle sconfitte altrui, parte a sua volta sconfitto. Comunque vada.