Se a dilagare è il virus del complottismo

Oltre la logica

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 21 novembre 2021 - Nei giorni in cui Rotterdam viene travolta dalla violenza no vax, mentre l’Austria in lockdown è assalita dalle minacce dell’estrema destra e in Italia gli anti vaccinisti milanesi provano a sfondare il cordone di sicurezza in piazza Duomo, il presidente Sergio Mattarella è tornato a fare un appello per la scienza, contro complottisti e divulgatori di false notizie. Impossibile non essere d’accordo con lui, impossibile non dargli ragione. Ma l’amara sensazione è che anche gli appelli abbiano fatto il loro tempo, con l’Europa terremotata da instabilità sanitarie e inevitabilmente politiche, e nel pieno della quarta ondata del Covid che rischia ancora una volta di sfuggire di mano.

A casa nostra, Confindustria e sindacati ormai parlano apertamente di considerare l’idea dell’obbligo vaccinale. Mentre sempre più evidente sembra il fatto che l’arma della persuasione e della ragionevolezza, per anti vaccinisti e complottisti, sia del tutto inefficace. Non bastano le percentuali inequivocabili – il 64% dei ricoverati Covid in terapia intensiva non è vaccinato, anche se ormai i non vaccinati sono solo il 16% della popolazione – non bastano i dati scientifici sull’efficacia del vaccino – i Paesi a rischio lockdown sono quelli con percentuali di vaccinazione inferiori al 60% – non bastano le inchieste che negli ultimi giorni hanno smascherato le intenzioni di violenza non solo social dei gruppi più oltranzisti.

Carlo Cottarelli ieri ha twittato: «Mi sono stufato di sentire nei talk un no vax litigare con un pro vax. Ormai gli argomenti sono stati fatti e rifatti. Questi ring non servono a nulla». Proprio così: non servono a nulla. Esiste uno studio (datato addirittura 2015) che già comprovava che coi complottisti usare la logica è semplicemente inutile. L’indagine venne condotta dalla Scuola Imt Alti Studi di Lucca, e da Lucca fece velocemente il giro del mondo, rilanciata da Washington Post, Daily Mail e Der Spiegel.

Non ha senso – diceva la ricerca – smontare cospirazioni 2.0 e notizie false. Chi crede ai complotti e alle bufale, infatti, tende a seguire sempre gli stessi modelli di comportamento on line: ricerca esclusivamente ciò che conferma l’idea di cui è già convinto. Dopo la ricerca dell’Imt di Lucca, il Washington Post arrivò a sospendere la rubrica «What was fake this week» («Cosa era falso questa settimana»), proprio perché «inutile».

E allora, che fare? Lo ammetto: mi sento pessimista. Come dicevano i ricercatori di Imt: non si può convincere chi non vuole essere convinto. Una sola cosa, in verità, si può tentare: agire prima che le fake news si diffondano. Penso ai giornalisti, ovviamente, ma anche a politici e istituzioni. E allora facciamo tesoro degli errori del passato (ricordate quando, all’inizio della campagna vaccinale, scoppiò il pasticcio AstraZeneca?). Del resto nei virus come nell’informazione prevenire è sempre meglio che curare.