AGNESE PINI
Editoriale

Altro che covid. È la politica dell’irrealtà

L'editoriale della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 12 luglio 2020 - In questa ultima settimana di luglio è successo di tutto. Anzi, è successo l’impensabile. Peggio, è andato in scena il ribaltamento della realtà, almeno dell’unica che conoscevamo fino all’altro ieri. Dunque: o i nostri politici hanno preso un colpo di calore o, cosa più probabile, la crisi post covid è così grave da aver prosciugato le argomentazioni plausibili per le questioni serie. Procediamo con ordine. Nel giro di poche ore sono andati in scena i seguenti sketch: Prodi ha deciso che Berlusconi può diventare un alleato del centrosinistra, Salvini ha dichiarato di essere l’erede di Berlinguer, Di Maio ha incontrato Draghi (mentre in sovrimpressione scorreva il mantra Conte-stai-sereno).

Un mese fa ci saremmo messi a ridere. Oggi dedichiamo fiumi di inchiostro e di retropensieri allo stato di salute del nostro povero Governo e del nostro povero Paese già strapazzato da una crisi senza precedenti. 

Se questi sono i tavoli nazionali, sul piano più modestamente locale non è che vada tanto meglio. Per dire: un’onda anomala social, donne incluse, l’altro ieri ha infamato la candidata governatrice in Toscana Susanna Ceccardi (Lega) per aver iscritto la figlia a un asilo comunale, costringendola a ritirare l’iscrizione. La Ceccardi, dal canto suo, ha rivendicato in una nota trasmissione tv l’originale interpretazione secondo cui Imagine di John Lennon sarebbe «una canzone marxista».

Eugenio Giani, in corsa da governatore per il centrosinistra, ci ha sì concesso qualche giorno di tregua, ma dopo aver inanellato svariati scivoloni niente male. Ora: in una stranianate campagna elettorale sotto il solleone e in mascherina anti covid, qualche colpo di testa aiuta a tirare su l’umore del pubblico, e va preso con leggerezza. Ma vorremmo dai nostri politici e amministratori, o aspiranti tali, quel minimo di concretezza che ci aiuterebbe a vivere con meno angoscia l’attesa per l’autunno nero che ci aspetta.

Per esempio: quanti soldi del Mes serviranno per risistemare le stremate casse della sanità pubblica regionale? Come si intende superare l’impasse di decennali dossier irrisolti, dalle infrastrutture ai rifiuti (visto che paghiamo una delle Tari più alte d’Italia), alla grana giudiziaria che si è abbattuta sulla maxi gara d’appalto per il trasposto pubblico locale? Tutte domande che domani, qui a La Nazione, faremo a Ceccardi e Giani nel primo faccia a faccia della campagna elettorale. Con un auspicio: non privateci delle gaffe, che d’estate tengono compagnia sotto l’ombrellone. Ma dite qualcosa di concreto, più che «di sinistra» (o «di destra»), come si gridava una volta dalle piazze. Che tanto ormai, coi tempi che corrono, perfino Berlinguer invocherebbe il diritto all’oblio.