Il virus, le regole e la forza delle spiegazioni

Covid-19, il compromesso necessario

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 11 ottobre 2020 - Ricordate i mesi in cui il tempo pandemico veniva scandito dalle Fasi? Fase 1, Fase 2, Fase 3: dalla clausura al lento ritorno alla luce del sole. Il passaggio di ogni fase coincideva con la rassicurante illusione che una battaglia in più fosse stata vinta contro il morbo. Eppure oggi, mentre la curva dei contagi è in risalita rapida e prevedibilissima (ma i nostri scienziati sono stati trattati anche questa volta da Cassandre), siamo in un momento tutto nuovo dell’era Covid, non più immersi in una Fase, in attesa di passare alla successiva: abbiamo capito che la pandemia è davvero entrata nel nostro quotidiano, proiettandoci oltre l’emotività dell’emergenza, oltre il radicalismo del lockdown.

Oggi con il virus viviamo e conviviamo, che significa trovare un compromesso tra la libertà più che vigilata e la necessità di tenere a bada recrudescenze sanitarie: l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto è l’esempio più recente e più evidente di questo cambiamento. Al tempo stesso è accaduta un’altra cosa, sotto gli occhi di tutti: insieme alla dimestichezza che ormai abbiamo con la pandemia e tutti i suoi significati, è aumentata la fronda degli scettici, degli arrabbiati, dei complottisti. La piazza sgangherata di ieri, a Roma, non è che la punta dell’iceberg di un’esasperazione strisciante che nel marzo scorso, quando il covid ci aveva travolti e sconvolti, ancora non si respirava. In questo senso quanto sta accadendo con le elezioni americane anticipa come sempre una tendenza che inizia a sentirsi anche a casa nostra: il virus stesso, e non solo la gestione del virus, è diventato una questione politica, anzi, partitica. E per la prima volta la battaglia che contrappone Repubblicani e Democratici oltreoceano si gioca non sul lavoro, non sulla sanità in quanto sistema, non sui diritti civili, ma sul virus: su chi ne snobba la pericolosità e la letalità (Trump) e chi tiene un profilo di morigerata prudenza (Biden).

Da noi sta accadendo qualcosa di molto simile, che polarizza il sentimento popolare tra «chi ci crede» e chi al Covid «non ci crede», spostando l’attenzione dal problema reale, e ovvero: contenere il propagarsi del virus attraverso comportamenti responsabili, e piccole ma non tragiche rinunce. Il governo, però, ha un compito irrinunciabile: non sottovalutare il malcontento. Che significa non imporre regole senza le necessarie spiegazioni, non dare per scontata la necessità di giustificare misure che sono meno drastiche di un lockdown, ma vengono percepite come limitazioni alla libertà personale. Un virus non basta a dispensare la politica dal suo primo dovere: la chiarezza.