No, adesso non tocca soltanto a noi

Fase 2: l'editoriale della direttrice della "Nazione"

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 10 maggio 2020 - E «adesso tocca a noi», cioè a voi, recita lo slogan della Fase 2 da poco inaugurata (quello della Fase 1 fu l’ormai indigesto «lontani ma vicini»). Se andiamo avanti di questo passo, si rischia che alla Fase 3 il motto precipiti in un forse più prosaico, ma a questo punto decisamente realistico, «e ora sono affari nostri», cioè vostri, e chi ha voglia di usare termini più coloriti lo faccia pure, ciascuno a suo piacimento, che tanto in certi contesti la fantasia italica e toscana a maggior ragione può togliere soddisfazioni.

Dunque, (ri)tocca a noi, e allora rimbocchiamoci le maniche e alleniamo la coscienza, pronti a essere rimbrottati, multati, dronati (non è una parolaccia, è il nuovo controllo 4.0 alla prova del drone), biasimati per le mascherine portate male, per questa insana voglia di un po’ di aria e di sole, tutti con le stesse umane debolezze eppure tutti giudici supremi del prossimo nostro («hai visto quanta gente stupida che c’è ammassata qui in darsena a Viareggio?», disse sprezzante alla moglie il tizio ammassato in darsena a Viareggio).

Umilmente mi permetto solo di ricordare al Governo che, mentre tocca felicemente a noi, i soldi della cassa integrazione in deroga sono ancora un miraggio per quattro lavoratori su cinque (parliamo di soldi di marzo), il decreto Aprile (la manovra da 55 miliardi che dovrebbe far ripartire l’economia italiana) rischia di chiamarsi decreto Giugno, non esiste neppure alla lontana un piano decente pensato per i circa otto milioni di studenti semplicemente cancellati dalle priorità romane, solo in Toscana si sono già persi 32mila posti di lavoro ed entro fine settembre si perderanno anche 97mila contratti a termine (dati Irpet). Mentre tocca orgogliosamente a noi, la maggioranza di governo è riuscita a far brutta figura perfino sulla regolarizzazione dei migranti, che puntava a mettere in sicurezza le nostrane bidonville a rischio bomba sanitaria, con una sinistra completamente immobile, svuotata di ideali oltre che di idee.

Intanto, visto che tocca a noi, lasciatemi chiudere con un’immagine della mia personale Fase 2: ieri ha riaperto rigorosamente da asporto il solito bar, e dopo due mesi ho potuto riprendere il solito caffè che per la prima volta aveva il sapore eccezionale della normalità. Ho salutato la solita barista con la sua mascherina (io avevo la mia) rincuorata se non altro dal fatto che il suo sorriso si vedeva lo stesso da dietro gli elastici. Ed era ancora più bello di prima.