Sanità, la Corte dei conti: "Stop a visite a pagamento con liste d'attesa troppo lunghe"

Tempi di legge per visite ed esami da rispettare nel mirino della sezione regionale di controllo. Con un monito preciso: "La libera professione non è stata sempre attenzionata e disciplinata"

Firenze, 25 gennaio 2023 - Picchia forte sul tema dell’accesso al sistema sanitario bloccato dalle liste chiuse, la delibera della sezione regionale di controllo per la Toscana della Corte dei conti. E anche sulla libera professione intramoenia dei medici, interconnessa "con la tematica del rispetto dei tempi di attesa" per visite ed esami. La libera professione all’interno delle strutture sanitarie pubbliche dev’essere sempre attenzionata e disciplinata, in particolare "quando una ridotta disponibilità temporanea di prestazioni in regime istituzionale (quindi pubblico, ndr ) metta a rischio la garanzia di assicurare al cittadino le prestazioni all’interno dei tempi massimi regionali".

Il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa prevede "che in caso di superamento del rapporto tra l’attività di libera professione e in istituzionale sulle prestazioni erogate e di sforamento dei tempi massimi di attesa già individuati dalla Regione, si attui il blocco dell’attività libero professionale, fatta salva l’esecuzione delle prestazioni già prenotate".

Nell’indagine relativa al quinquennio 2017-2022 i magistrati evidenziano tutti i casi in cui questo non è accaduto e chiedono alla Regione di attenersi alle indicazioni contenute nel report di oltre cento pagine: entro fine anno i problemi sollevati dovranno essere risolti.

Non è possibile fare un parallelo tra i rilievi contestati alla Toscana e altre Regioni perché l’indagine era stata svolta negli anni precedenti in Lombardia e in Sardegna e, come in questo caso, decisa dall’organismo di controllo centrale della Corte a Roma. Trattandosi di un’indagine gestionale non è immediato rintracciare profili di responsabilità per danno erariale. Ma la procura della Corte dei conti potrà, in ogni caso, partire con iniziative autonome se ne rilevasse la necessità.

Nel caso che le attività di monitoraggio evidenzino percentuali di risposta oltre i tempi massimi, dovranno essere adottate strategie di riduzione della libera professione fino allo stop. "Sulla base dei dati acquisiti – è scritto nel report della Corte dei conti – nel corso del quinquennio sono stati rilevati numerosi casi di mancato rispetto del rapporto tra attività libero professionale e attività istituzionale. E’ stata rilevata una prevalenza di attività di libera professione rispetto all’attività pubblica". Senza che le singole aziende attuassero riduzioni né stop dell’attività e senza che la Regione effettuasse un controllo.

Molte le prestazioni oltre il limite in cui il rapporto tra attività istituzionale e intramoenia era stato superato: in alcuni casi anche in percentuali imbarazzanti. Nell’elenco figurano, all’Asl centro, visita reumatologica ed ecografia ginecologica; all’Asl Sud Est visita gastroenterologica e visita ed ecografia ginecologica, esame del fondo dell’occhio; a Cisanello visita di chirurgia generale, visista gastroenterologica, visita ortopedica, visita reumatologica, visita urologica; a Careggi visita cardiologica, visita dermatologica, visita fisiatrica, visita gaestroenterologica, visita ginecologica, visita oculistica, visita ortopedica: alla Fondazione Monasterio visita cardiologica ed ecocolordoppler cardiaco; al Meyer spirometria globale. Alcune criticità sono state superate negli anni, altre permangono, di nuove se ne sono aggiunte recentemente. Ma l’unico intervento deciso di stop alla libera professione fino al ripristino dei tempi di attesa venne deciso subito dopo il lockdown dall’allora governatore toscano Enrico Rossi, contestatissimo per tutto il tempo della sospensione.