LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Turismo, il grande balzo. Sempre lontani dalle star ma la forbice ora si stringe. Americani in forte risalita

L’aumento di arrivi supera il 13%, quello delle presenze si ferma al +9,2% Sorpassati i dati pre-pandemia: corriamo più veloci del resto della regione

piazza grande

Arezzo, 22 marzo 2024 – Ma cosa gli abbiamo fatto ai

francesi? I cugini arrivano qui, beninteso, anzi rispetto ad un

anno fa sono aumentati del 4%.

Tuttavia malgrado la vicinanza sono solo la quinta forza tra i turisti stranieri e rispetto ai sedicimila che scelgono Arezzo ce ne

sono novantamila che scelgono Siena. Dettagli. Il fulcro è che il

turismo ad Arezzo cresce davvero. I dati a fianco parlano da soli. Raccontano di un aumento di arrivi del 13,4%, superiore alla

media toscana (+12,7%) e a Siena (+9,6%). Una forbice che prova a stringersi, anche se, resta larga. Il nostro turismo vale il

4,4% del totale regionale, quasi tutte le altre province continuano a guardarci dall’alto in basso, e la «torta» delle proporzioni

sta lì a dimostrarlo. A Siena si mangiano da soli il 14,4% dei turisti in arrivo in Toscana, più di uno su sei. Ma a lungo eravamo

rimasti intorno al 2% e anche sotto, quindi l’avanzata continua. Forse ancora più travolgente nel capoluogo: stavolta a tenere campo sono i dati della provincia, forniti dall’osservatorio

prezioso della Camera di Commercio con soddisfazione del

presidente Massimo Guasconi, e su quelli ci concentriamo.

Dicono che qui la ripresa dalla pandemia è nettamente più marcata che nel resto della Toscana. Se il confronto rispetta al

2019 marca una lieve differenza tra il nostro 7,7% e il generale

7,3, la differenza è consistente sulle presenze, a livello regionale ancora più basse di allora. La sintesi? I turisti arrivano più

di un anno fa e molto più di prima della pandemia. Gli arrivi si

attestano oltre la soglia dei seicentocinquantamila. Le presenze superano quota un milione e ottocentomila. Presenze che però salgono meno degli arrivi. I pernottamenti si moltiplicano ma l’anima del vecchio turismo,

quello «mordi e fuggi», continua a resistere. E chissà che la

causa non stia anche in una certa stabilità degli esercizi alberghieri il cui aumento è risicato: appena un albergo in più. A crescere in modo più robusto è invece il settore extra-alberghiero. La conferma arriva dalle proporzioni. Sugli arrivi le strutture tradizionali continuano a coprire il 57% degli arrivi. Ma sulle presenze la classifica si rovescia, agriturismi e struttrure simili, assorbono il 61,6% dei pernottamenti contro il 38,4 degli

hotel a più stelle. Chi arriva, è la tendenza, si ferma di più nella

rete parallela che in quella tradizionale. Interessante la provenienza dei turisti. Gli italiani crescono molto meno degli stranieri, poco più del 6% contro un +25,6%. Sulle presenze discorso analogo, ma con un balzo più

moderato: l’aumento è sotto il 12%. Tra gli italiani il Lazio domina come ai tempi dell’antica Roma, seguito da Lombardia e dal resto della Toscana. Tra gli stranieri i tedeschi non tradiscono ma gli States sono lì, a un passo,

recuperando il terreno perduto durante la pandemia. Al terzo

posto l’India che sorpassa l’Europa. Di fatto, i numeri indicano

che il lavoro di promozione curato dalla Fondazione Intour direttamente su Arezzo e in rete sul resto della provincia, funziona.

Basta non sentirsi arrivati.