REDAZIONE CRONACA

Tradisce la moglie con la cognata, l'uomo deve restituire i beni ricevuti dalla consorte

La Cassazione: la relazione ha assunto i contorni di una "ingiuria grave". L'ex marito era entrato nell'azienda della moglie da "nullatenente". Adesso ha perso tutto quello che aveva

L'uomo tradiva la moglie con la cognata

Firenze, 20 giugno 2022 - Se l'avesse saputo prima, forse sarebbe stato il cervello a comandare sul cuore. Non sempre tradire la moglie ha conseguenze negative sul patrimonio del marito infedele, ma se l'adulterio viene commesso con una parente stretta della consorte, la cognata, e per di più all'interno dell'azienda di famiglia della moglie, allora tutto cambia e la relazione extraconiugale assume i contorni di una vera e propria "ingiuria grave" che porta alla revoca "per ingratitudine" di tutte le donazioni di soldi e immobili che la moglie ha fatto al marito non rispettoso del vincolo coniugale. 

Lo ha sentenziato la Cassazione che ha respinto il ricorso di Massimo B. che aveva intrecciato una relazione con la cognata - sposata con il fratello della moglie - "all'interno dell'azienda di famiglia della moglie". L'uomo contestava la revoca delle donazioni fattegli dalla moglie "con spirito di liberalità" sostenendo che tutto doveva essergli restituito in quanto il suo matrimonio era già in crisi quando lui aveva iniziato la relazione con la cognata che, comunque, "era stata intessuta con modalità tali da essere mantenuta segreta". La tesi non ha fatto breccia però tra gli ermellini che hanno confermato la revoca come stabilito in primo grado e poi anche dalla Corte di Appello di Firenze nel 2019.

Secondo i magistrati di Firenze "la gravità" della faccenda stava nel fatto "che la relazione extraconiugale era stata intrattenuta con la moglie del fratello della donante (in un contesto che andava a minare, oltre alla stabilità del rapporto coniugale, anche quella familiare), essendo evidente come le conseguenze della scoperta del tradimento abbiano avuto ripercussioni estese a tutto il tessuto familiare della moglie, non limitandosi al mero ambito matrimoniale". 

Insomma, il marito infedele l'aveva combinata grossa anche perché - sottolinea il verdetto d'appello - "l'adulterio si era sviluppato all'interno dell'azienda di famiglia, cosicché la scoperta del tradimento è inevitabilmente divenuta nota anche tra colleghi e dipendenti, riverberando l'infedeltà dell'uomo nell'ambito lavorativo, con evidente e innegabile pregiudizio per la dignità della moglie".

Ad avviso della Cassazione, sentenza 19816 depositata oggi, lunedì 20 giugno, "correttamente" i giudici toscani hanno riconosciuto la "gravità" dell'offesa "all'onore patita" dalla moglie tradita con tali modalità e contesto e in modo che ineccepibile hanno evidenziato nel marito infedele "un atteggiamento di noncuranza e di assenza di rispetto nei confronti della dignità della moglie". In seguito la coppia si è separata, e al marito che aveva iniziato a lavorare nell'azienda della moglie da "nullatenente" non è rimasto nulla - nè soldi nè proprietà - di quanto donatogli da Barbara P. che lo ha perseguito per "ingratitudine" ottenendo piena vittoria nella causa civile.