Strage sul bus Erasmus, l'appello del padre di Elena Maestrini: "Aprite un'inchiesta"

È la seconda volta che Gabriele Maestrini scrive al Presidente Mattarella

Elena Maestrini

Elena Maestrini

Gavorrano (Grosseto), 18 giugno 2022 - «Sono sei anni che nostra figlia Elena è stata uccisa durante una gita culturale in Spagna mentre con altre ragazze frequentava il programma studentesco Erasmus. Iinsieme a lei sono decedute sei ragazze di varie nazionalità e sei ragazze italiane per un totale di 13 cittadine europee». Così la lettera scritta da Gabriele Maestrini, padre di Elena Maestrini, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicata sul suo profilo Fb. È la seconda volta che Maestrini scrive al Capo dello Stato sull'incidente del pullman in Catalogna, che riportava da una gita una comitiva di studentesse dell'Erasmus tra cui la figlia, 22enne, una delle vittime. La famiglia Maestrini aveva informato Mattarella con una prima lettera, anche per evidenziare la necessità di un ruolo dello Stato italiano verso le istituzioni spagnole su questo caso.

«Da oltre un anno è stata presentata una proposta di commissione inchiesta parlamentare - aggiunge Gabriele Maestrini -. Tale richiesta è stata assegnata alla III commissione Affari Esteri Comunitari affinché la potesse verificare e avallare, ma purtroppo è rimasta sino ad oggi dentro un cassetto e sicuramente dimenticata. Chiedo, qualora sia legittima la proposta, di aprire una inchiesta parlamentare cosi come proposto nel Doc. XXII n. 50 già presentato in data 22 marzo».

Poi papà Maestrini ricorda che «sono trascorsi oltre sei anni dalla tragedia che ci ha colpito, ci sono stati tre tentativi vergognosi di archiviazione per quanto è successo da parte di alcuni giudici, soltanto la volontà e la disperazione di noi genitori ha permesso che ciò non avvenisse.  La nostra vita si è fermata a quel giorno, ma stiamo continuando la nostra lotta per fare emergere la verità e dare giustizia a loro che sono state condannate senza colpa a rimanere eternamente giovani».

«Nei mesi successivi a quel tragico 20 marzo 2016 siamo stati ricevuti anche da lei - prosegue la lettera - e da Papa Francesco, ci siamo rivolti a chiunque ha avuto a cuore questa tragedia, abbiamo organizzato conferenze stampa, ho manifestato in silenzio davanti all'ambasciata di Spagna a Roma per il trascorrere degli anni senza dare giustizia a queste ragazze. Alcuni parlamentari sul momento hanno manifestato la loro vicinanza alle famiglie ma poco o nulla è stato fatto. Neanche la magistratura italiana si è degnata di aprire una inchiesta parallela».

Maurizio Costanzo