L’Accademia dei Georgofili 29 anni dopo la strage. Il presidente: "Dolore e rinascita"

Vincenzini: “Dopo quella tragedia era difficile pensare di rinascere, invece ogni anno facciamo di più”. Ecco com’è cambiata da allora l’attività dell’Accademia, nata un secolo prima dell’unità d’Italia

Il presidente dell'Accademia dei Georgofili Massimo Vincenzini (Cabras/New Press Photo)

Il presidente dell'Accademia dei Georgofili Massimo Vincenzini (Cabras/New Press Photo)

Firenze, 26 maggio 2022 - Il disegno criminoso che nella notte tra il 26 e 27 maggio 1993, colpì al cuore Firenze e l’Accademia dei Georgofili, ebbe una reazione compatta delle istituzioni e della popolazione. La strage, le macerie, le vittime. Il passato di dolore di ciò che è stato, si lega a un presente d’eccellenza e a un futuro di speranza. “Dopo quella tragedia era difficile pensare di rinascere” ci racconta il presidente Massimo Vincenzini. Invece è esattamente quello che è successo. Ecco perché l’Accademia dei Georgofili oggi rappresenta un simbolo, di come dalle macerie si può risorgere a nuova vita.

 

Presidente Vincenzini, l’attentato è stato una sorta di spartiacque. Ci racconta il prima e il dopo per l’Accademia dei Georgofili?

“Sull’attentato vero e proprio credo ci sia poco da aggiungere, se non ricordare che la tragedia è stata vissuta in prima persona dall’allora presidente, il professor Franco Scaramuzzi, che arrivò sul posto mezz’ora dopo. È stato proprio lui a suggerire la possibilità che ci fossero delle persone sotto le macerie. Perse la vita la custode dell’Accademia e l’intera sua famiglia, e uno studente che abitava lì vicino. È stato un dolore immenso al quale, purtroppo, non è possibile porre rimedio. Riguardo al dopo, era stato previsto un consiglio accademico, che a pochi giorni di distanza dall’attentato si tenne ugualmente, anche se nella facoltà di Agraria. In quell’occasione il professor Scaramuzzi fece un resoconto di quello che aveva vissuto in prima persona, ed è allora che si manifestò la voglia di ricominciare. Lui stesso dichiarò che si sarebbe speso per ricostruire l’Accademia. Dopo quella tragedia era difficile pensare di rinascere, invece ogni anno facciamo di più”

Come e da dove è ripresa la vostra attività?

“Per l’Accademia, dopo l’inaugurazione della sede restaurata, è cambiato tutto. Da quando venne ricostruita, grazie alla solidarietà di istituzioni e cittadini, è cambiata l’attività stessa dei Georgofili. Quelli che erano degli incontri di tipo seminariali riservati agli Accademici, sono stati trasformati in convegni, dove più voci contribuiscono ad approfondire i vari aspetti e i vari temi che vengono toccati. L’Accademia ha compreso che bisognava essere più presente sul territorio, sono state perciò  realizzate le sezioni, l’Italia è stata divisa in sei macro regioni, per essere più vicini a quelli che sono i problemi e gli interessi dell’agricoltura su tutto il Paese. Molto è cambiato anche durante il lockdown: tutti ora possono seguire da remoto i nostri eventi, in Italia e dall’estero. Abbiamo moltiplicato i nostri sforzi, è avvenuta, per volontà dei Georgofili, l’aggregazione di tutte le Accademie che si occupano di scienze agrarie, è stata fondata l’Unasa (l’Unione Nazionale delle Accademie italiane per le scienze applicate allo sviluppo dell’agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla tutela ambientale). L’Accademia dei Georgofili non si è fermata all’Italia, ma ha guardato anche all’Europa, dove è stata creata l’Ueaa (l’Unione delle Accademie di agricoltura europee). Oggi ci accorgiamo quanto sia utile fare arrivare a Bruxelles i pareri della scienza, non solo di una singola Accademia, non solo di un singolo scienziato, per quanto autorevole possano essere. Ma un parere condiviso da tante Accademie, che rappresentando tanti Accademici rappresenta un portato di sapere immenso. La nostra attività è dunque aumentata enormemente sia per qualità che per quantità che per ascolto. Basti pensare che l’Accademia l’anno scorso ha realizzato 61 eventi, più di uno a settimana, ai quali sono intervenuti ben 577 accademici, di cui ogni contenuto è stato reso disponibile. È in questo, nella sua rinascita, che sta la reazione dell’Accademia a quella barbarie”.

Cos’è accaduto quella drammatica notte tra il 26 e 27 maggio 1993?

“È stato colpito al cuore un luogo simbolo della cultura, basti pensare che l’Accademia dei Georgofili era presente un secolo prima dell’unità d’Italia. Quella notte hanno quindi colpito alla radice un simbolo della cultura della nazione e della storia e della cultura fiorentina. La reazione della cittadinanza e delle istituzioni è stata compatta. Quello che rimane è l’impegno contro questo fatto tragico e criminale, reazione che non è stata solo momentanea, ma dura ancora oggi, 29 anni dopo. Si sente ancora forte la vicinanza prima di tutto della popolazione fiorentina, ma anche dell’Italia intera. Da parte sua, l’Accademia continua a godere di un credito notevole: lo vivo io stesso in prima persona. Ovunque vado mi viene mostrato il rispetto dovuto a un’istituzione che, essendo passata attraverso mille traversie rimanendo sempre attiva, rappresenta un simbolo”.

C’è un testo che racconta la notte della strage, dagli Atti dell’Accademia: il resoconto del professor Scaramuzzi, che avete deciso di stampare.

“Ogni contenuto viene pubblicato, tutto è reso disponibile a chiunque è interessato. Tutte le nostre pubblicazioni sono digitali, tutte scaricabili gratuitamente dal nostro sito. Dunque tutto quello che viene fatto in Accademia viene messo disposizione digitalmente. In occasioni e per eventi particolari procediamo anche alla pubblicazione cartacea, come gli atti dei convegni che procediamo in tempi brevissimi a inviare ai Ministeri e alle Istituzioni Europee. Questo testo in particolare raccoglie la testimonianza della tragedia, raccontata personalmente dall’allora presidente Scaramuzzi che l'ha vissuta in presa diretta. Lo abbiamo stampato perché la memoria non fa parte del patrimonio genetico, non la ereditiamo naturalmente, ma va tramandata, appresa e coltivata. In tal senso, questo resoconto merita di essere letto con attenzione”.

In cosa si traduce il vostro impegno per la memoria?

“Anche e soprattutto negli incontri rivolti alle nuove generazioni. Recentemente sono andato in una scuola di Pontassieve a parlare dell’Accademia e dei suoi valori. È solo uno dei tanti incontri che ho con gli studenti. Nei giorni scorsi ho ricevuto la visita di una scolaresca di Firenze, con orientamento disegno. I ragazzi si erano impegnati in un’attività di promozione alla cultura della legalità realizzando una serie di locandine, circa 25, per ribadire l’importanza della lotta alla mafia. Ho chiesto alla docente di averle a disposizione e il 27, nel totem che abbiamo in accademia, verranno riprodotte, per mostrare a tutti quanto impegno c’è da parte dei giovani su questo tema. Negli incontri con le scolaresche sottolineo la reazione che abbiamo avuto nei confronti di quella tragedia, nel segno della rinascita e della speranza per il futuro”.

Come vi state preparando a questo anniversario e a quello, l’anno prossimo, del trentennale?

“Parteciperemo alle iniziative del Comune, inizieremo la giornata con una messa in suffragio delle vittime nella chiesa di San Carlo in via Calzaiuoli, apriremo la mostra fotografica che ricorda la strage, cosa che facciamo ogni anno nella nostra sede, insieme all’esposizione degli acquarelli dedicata al ’27 maggio 1993’ . Trasmetteremo il filmato documentario che fu realizzato dall’università di Firenze,e io sarò in sede per incontrare e accogliere la cittadinanza, tutti coloro che verranno a farci visita. Quanto all’anno prossimo, quello del trentennale, l’anniversario avrà la stessa importanza di sempre. L’importante è trasmettere il messaggio del ricordo, cosa che facciamo tutti gli anni col massimo impegno”.