Pisa, niente spazio alla Biblioteca universitaria. Migliaia di libri lasciano la Toscana

Dieci anni di tentativi a vuoto, infine la resa: danneggiato dal terremoto, l’edificio custodisce volumi per chilometri di scaffalature

Una delle sale di lettura della Biblioteca Universitaria di Pisa, chiusa da oltre 9 anni

Una delle sale di lettura della Biblioteca Universitaria di Pisa, chiusa da oltre 9 anni

Pisa, 26 settembre 2021 - Quella della Biblioteca universitaria di Pisa è una di quelle storie infinite, un po’ all’italiana, verrebbe da dire, che raccontano il misero destino di istituti culturali lasciati al loro destino. Due chilometri di libri, una parte del suo immenso e pregiato patrimonio, sono ora in partenza verso un deposito di Piacenza, lontani dunque da Pisa e accessibili, a chi lo richiederà, solo via fotocopia o scanner. "Ho provato in tutti i modi a evitare questa soluzione, ma nessuna delle istituzioni che abbiamo consultato ha risposto alla nostra richiesta d’aiuto. Siamo ormai istituzioni di serie B" si rammarica il direttore Daniele Cianchi. Ma come si è arrivati a questa ultima triste pagina di un’ente tanto importante e di proprietà del Mibac?  

Da nove anni, dal 29 maggio 2012, la Bup è chiusa e il suo patrimonio diviso in tre diversi luoghi, tra Pisa e Lucca. La sua sede dal 1823 era il palazzo quattrocentesco della Sapienza di cui occupa le ali nord-ovest del piano nobile, con i suoi inestimabili tesori di carta (oltre 700mila volumi). La chiusura seguì al disastroso terremoto che in quell’anno causò gravi danni in Emilia e che, caso curioso e unico in Italia, colpì un punto preciso della città di Pisa, cioè proprio il Palazzo della Sapienza. Chiusa per decreto del rettore, per motivi di sicurezza: ma a molti, fin da subito, questo apparve un modo per poter chiudere l’edificio che la Bup condivideva con la facoltà di Giurisprudenza, e un tentativo, neppure troppo nascosto, da parte dell’Università per provare a riprendersi tutto il Palazzo, perfetto come sede di rappresentanza. Da allora iniziò un tira e molla tra Università e Mibac, da cui la Bup dipende, per finanziare la messa in sicurezza. Sì arrivó infine al 2018 con la riapertura della porzione di palazzo utilizzato dall’ateneo, ma non della parte di pertinenza della Bup, rimasta chiusa. Colpa anche dei ritardi nei finanziamenti da parte del Ministero e nella progettazione del recupero.  

Ma non è finita. Perché ora, essendo le sedi in cui il suo materiale è stato diviso bisognose di lavori, serve nuovo spazio. Il direttore Cianchi da mesi cercava un deposito temporaneo per due chilometri di scaffalature zeppe di libri, selezionati tra i testi meno consultati. Ma nessuno, dal Demanio al Comune, dal Ministero all’Università, ha risposto al suo appello. Tutto questo in una città che abbonda di edifici pubblici vuoti. Da qui l’extrema ratio: affidare, tramite gara pubblica, a una ditta di Perugia, esperta nel settore, il trasloco e il deposito dei 2 km di volumi che entro dicembre troveranno casa addirittura a Piacenza.  

La notizia ha risvegliato in parte l’opinione pubblica a Pisa, dove invero solo pochi intellettuali, tra i quali anche Adriano Prosperi – che nel 2012 assieme a Chiara Frugoni aveva fondato l’associazione degli Amici Bup –, ma nessuna forza politica ad accezione del gruppo "Una città in comune" (sinistra radicale). "Fino a quando dovremo tollerare questa vergogna? – commenta Prosperi –. Che ne pensa il ministro della Cultura? E il governo della città? Dal 2012, da quando la Biblioteca è stata chiusa non solo non è mai tornata nella sua sede originaria, ma quando ha provato a bussare alla porta dei poteri nazionali e locali sì e dovuta accorgere che era accaduto un fatto grave: tutti se ne erano dimenticati".