Siena, il tesoro di monete romane del Chianti in mostra al Santa Maria della Scala

Il tesoro di monete romane d’argento scoperto a Cetamura del Chianti, restaurato grazie al dono di Friends of Florence, in mostra per la prima volta al Santa Maria della Scala di Siena

Nora Marosi

Nora Marosi

Siena, 29 maggio 2021 - Nell’estate del 2015, nelle colline del Chianti Storico, dove gli Etruschi costruirono per secoli siti fortificati a controllo dell’antica frontiera tra le città di Chiusi, Fiesole e Volterra, lo scavo archeologico della Florida State University, diretto da Nancy de Grummond, ha portato alla luce una scoperta inattesa ed eccezionale. Sotto gli occhi increduli degli studenti dell'università americana che dagli anni Settanta scavano a Cetamura del Chianti (Gaiole in Chianti), nelle terre di Badia a Coltibuono, è emerso un piccolo contenitore in terracotta, apparentemente anonimo. Il peso però di questo vaso così piccolo ha subito tradito un contenuto eccezionale. Quasi duecento monete d’argento romane che per più di due millenni sono rimaste sepolte nella terra.

Allo stupore della scoperta sono seguiti sei lunghi anni di restauro condotti presso la SACI, e guidati dalla professoressa Nora Marosi, che hanno restituito lo splendore di questo tesoretto. Compaiono nelle effigi delle monete i volti di Ottaviano, il futuro Augusto, del suo nemico Marco Antonio e della stessa Cleopatra. Le monete più recenti rinvenute si datano intorno al 27 a .C. Gli studiosi americani hanno riconosciuto nella scoperta archeologica forse il deposito di un veterano di ritorno da imprese belliche (forse dalla stessa battaglia di Azio che segnò definitivamente la vittoria di Ottaviano e la sua ascesa al potere).

Sappiamo infatti che con la piena romanizzazione d’Etruria alcuni dei luoghi più affascinanti del paesaggio etrusco furono spartiti e divisi tra le potenti famiglie senatorie e i veterani. Così accadde anche nelle terre di Saena Iulia, la Siena romana. Peraltro questo Tesoro del Chianti è stato scoperto a pochi metri dal grande Pozzo che per almeno duecento anni aveva ospitato materiale religioso e dove centinaia di acini d’uva hanno restituito per la prima volta la prova della trazione della viticoltura etrusca e romana nel cuore del Chianti.  Questa grande scoperta, a cui è seguito il progetto di restauro e valorizzazione realizzato grazie al contributo della Fondazione Friends of Florence, è stata presentata al Complesso Museale di Santa Maria della Scala a Siena con l’inaugurazione della mostra: “Tesoro del Chianti: Monete Romane d’Argento di età Repubblicana da Cetamura del Chianti”. Lo splendido catalogo delle monete è stato edito da sillabe.

 

Andrea Muzzi, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo ha dichiarato: "La tradizione di scavi statunitensi nella provincia di Siena affonda in tempi lontani. La Soprintendenza di Siena ospita fin dagli anni Sessanta lo scavo di Poggio Civitate a Murlo, e dai primi anni Settanta procede ininterrotta la concessione di scavo a Cetamura del Chianti, nell’estrema propaggine a nord del comune di Gaiole in Chianti. Qui il sito d’altura, prima etrusco e poi romano, identificato già nelle ricognizioni di Alvaro Tracchi, con un panorama mozzafiato su gran parte della provincia di Siena ma che si affaccia anche sul Valdarno, è stato per anni oggetto di ricerca e cura del team della Florida State University diretto da Nancy de Grummond. Si deve alla continua collaborazione e ai buoni rapporti, di quasi mezzo secolo, fra l’Università americana e la Soprintendenza competente la tradizione di mostre e pubblicazioni dedicate alle più importanti scoperte archeologiche a Cetamura. Con il rinvenimento del Tesoro del Chianti nel 2015 abbiamo in realtà prova di un’azione votiva presso il grande Pozzo scavato sulla sommità di Cetamura, il cui orizzonte cronologico alla fine del I secolo a.C. ci riporta al complesso e affascinante processo di romanizzazione del territorio etrusco che sarà la Regio VII nella riforma di Ottaviano. La scoperta è avvenuta durante uno scavo stratigrafico rigoroso, del resto l’unico possibile in ambienti ‘sensibili’ da un punto di vista archeologico, che ha permesso di ricostruire il contesto di rinvenimento e di ‘far parlare’ il rinvenimento stesso attraverso datazioni e comparazioni: in effetti proprio questo differenzia il nostro ritrovamento da altri tesoretti ritrovati più o meno casualmente nel territorio della provincia. E oggi, con la mostra che si inaugura al Complesso Museale del Santa Maria della Scala, il racconto della scoperta del tesoretto, del suo significato, del fascino delle monete d’argento che rimandano a lidi e storie lontane, come alle vicende belliche che ruotano attorno alla Battaglia di Azio del 31 a .C., diviene una narrazione che siamo sicuri coinvolgerà il pubblico senese così come tutti i visitatori che in questo momento così difficile ricominciano a frequentare i luoghi della cultura. L’ospitalità del Comune di Siena nell’accogliere prima il restauro delle monete nel Laboratorio di Restauro del Santa Maria della Scala ed ora la mostra è anche il segno del legame inscindibile tra l’archeologia della città e del suo territorio provinciale. Oggi come ieri Saena Iulia torna ad essere centro di un denso crocevia culturale fatto di itinerari virtuosi e questa piccola mostra rappresenta una nuova occasione per mettere al centro il nostro patrimonio archeologico e la sua promozione culturale all’interno della città".

Luigi De Mossi, sindaco del Comune di Siena, ha dichiarato: "La ricchezza del nostro territorio è ben documentata dalle continue, straordinarie scoperte che esso ci riserva. Partiamo dal punto di arrivo: oggetto della mostra, che il Santa Maria della Scala ha fortemente voluto, è un tesoretto costituito da 194 monete di età repubblicana, rinvenute all’interno di un piccolo vaso, scoperto a Cetamura del Chianti, nel comune di Gaiole. Qui, all’interno della Badia a Coltibuono, nello splendido paesaggio delle colline del Chianti, dal 1973 opera su concessione del Ministero dei Beni Culturali la Florida State University, sotto la guida della professoressa Nancy de Grummond. Il sito archeologico, la cui individuazione si deve ad Alvaro Tracchi nel 1964, ha già dimostrato a più riprese, grazie ai particolari rinvenimenti, la sua importanza, in un’area d’altura posta alla confluenza di importanti vie di transito, tra il basso Valdarno, il territorio chiusino, l’area chiantigiana e Volterra. Il valore delle evidenze archeologiche da un lato e i precipui rapporti di collaborazione che legano Siena alle istituzioni del territorio hanno in effetti già fatto incontrare Cetamura e il Santa Maria della Scala: nel 2014, infatti, proprio al museo erano stati presentati i risultati del complesso scavo del pozzo (o meglio cisterna) rinvenuto riempito di materiale databile tra età etrusca ed epoca medievale, insieme a diverse centinaia di vinaccioli, importante veicolo di indagine genetica per la ricostruzione della viticoltura della zona. Perciò abbiamo accolto la richiesta della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto ed Arezzo di ospitare all’interno dei laboratori del museo il restauro delle monete e, ancor più, di collaborare alla realizzazione dell’esposizione che presenta al pubblico il prezioso deposito e lo ricontestualizza storicamente nel quadro delle dinamiche insediative in età tardo repubblicana. È nel quadro di questa fattiva collaborazione che ringraziamo tutti i collaboratori: la professoressa Nancy de Grummond e tutto il suo staff, per la sua decennale attività scientifica e la sua costante attenzione per il territorio senese, Nora Marosi, che ha condotto le operazioni di restauro all’interno dei laboratori del Santa Maria della Scala, coadiuvata da Jacopo Mazzoni per la documentazione fotografica, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio che ha proposto al museo questa nuova, preziosa collaborazione attorno al sito di Cetamura. Un ringraziamento, come di consueto, allo staff del Santa Maria della Scala, che fa del proprio entusiasmo e della passione il motore della propria attività".

 

Jacopo Tabolli funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e docente all’Università per Stranieri di Siena ha dichiarato: "Dagli anni Settanta lo scavo della Florida State University è uno degli appuntamenti che scandiscono l’estate nell’ambito delle attività di ricerca e tutela della Soprintendenza. Per Giuseppina Carlotta Cianferoni, Silvia Goggioli, Pierluigi Giroldini prima di me, la missione nel cuore del Chianti ha sempre avuto un significato speciale, soprattutto di incontro con tradizioni archeologiche diverse, e per la prima volta l’anno passato, a causa della pandemia, il sito di Cetamura non ha accolto il gruppo festoso di studenti, allievi e specializzandi che ogni anno Nancy de Grummond accompagna sulla vetta di Cetamura per intraprendere gli scavi archeologici in concessione da parte della Direzione Generale ABAP del Ministero della Cultura. Sono così particolarmente felice che dopo questa lunga pausa riprenda l’avventura di scavo a Cetamura e che questo avvenga in concomitanza con la mostra al Santa Maria della Scala dell’eccezionale scoperta di un tesoretto di monete d’argento di età repubblicana. Sebbene siano moltissimi i tesoretti monetali del territorio, quello scoperto nel 2015 e restaurato nei sei anni successivi, indipendentemente dalle possibili interpretazioni del suo significato, ci restituisce uno spaccato sul territorio senese in età Romana assolutamente unico. La speranza è che questa come altre scoperte aiutino sempre di più a riaccendere l’interesse sulle fasi pre-medievali del territorio di Siena. Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente di Friends of Florence ha dichiarato: L’importante scoperta a Cetamura ci ha subito affascinato facendoci rivivere l’immagine del veterano della battaglia di Azio e del suo ritiro in Chianti. Questo progetto che riunisce la storia, l’archeologia, l’arte, la scienza, il lavoro degli studenti di Saci e dei restauratori di Siena ha entusiasmato i tanti donatori di Friends of Florence che lo hanno sostenuto. Infatti attraverso il loro dono sono state realizzate la campagna d’analisi, il restauro, la ricerca, e il desiderio è di realizzare un volume di approfondimento scientifico su questo inestimabile patrimonio. Ringraziamo il Museo di Santa Maria della Scala per questa mostra che potrà coinvolgere anche i visitatori nel racconto di questa meravigliosa storia”.

Maurizio Costanzo