Rider morto, i sindacati: "La legge nazionale c'è, ma non è applicata"

Il protocollo regionale è stato sottoscritto da poche e piccole realtà del territorio, ma non dalle grandi multinazionali

Una manifestazione di protesta dei rider (foto repertorio ImagoE)

Una manifestazione di protesta dei rider (foto repertorio ImagoE)

Firenze, 3 ottobre 2022 – La legge nazionale c'è, ma non è applicata. Il protocollo regionale è importante e serve, ma l'hanno sottoscritto poche, piccole realtà del territorio – Runner Pizza, La Consegna, Montegrappa, Tadan, Robin Food – ma non, se si eccettua Just Eat, con la quale i sindacati hanno stretto degli accordi, le grandi multinazionali del food delivery. Per queste ragioni, secondo Cgil, Cisl e Uil, tragedie come quella avvenuta a Coverciano, dove un giovane rider ha perso la vita, sono purtroppo, come dimostrano i fatti, ancora inevitabili. Giovani e non allo sbaraglio, che con mezzi propri, sotto la pioggia o il sole cocente, corrono in lungo e in largo, a volte non rispettando il codice della strada, per fare più consegne possibili nel minor tempo possibile.

“Sono stati fatti dei passi avanti rispetto al passato – spiega Ilaria Lani, della Nidil Cgil Firenze – e la legge c'è. Ci sono anche le sentenze dei giudici che danno ragione ai rider, ma ci sono tre aziende, in particolare, Glovo, Deliveroo e Uber, che non vogliono adeguarsi e considerano ancora il lavoro dei ciclofattorini un lavoro a cottimo, dove si guadagna di più se si fanno più consegne”. Su questo fronte c'è un tavolo di negoziato aperto a livello nazionale e lo sciopero del 5 ottobre proclamato dalla Cgil si pone anche l'obiettivo di portare a casa dei risultati concreti, ma nel frattempo “Asl e ispettorato del lavoro dovrebbero fare controlli su queste aziende che non si adeguano né alla legge nazionale né al protocollo firmato a livello regionale”.

“Ci stiamo lavorando da tanto su questo settore, ma con le multinazionali è difficile fare qualcosa. In questo paese si può applicare il contratto che si vuole. Posso citare dei casi virtuosi, come Just Eat a Pisa, però questo dei rider è un mercato complesso, difficile da approcciare”, commenta Franco Fratini, della Fit Cisl. Ma l'attenzione al tema non può che essere totale, visto che, anche se il lavoro dei ciclofattorini è calato rispetto ai tempi della pandemia, l'abitudine di ordinare a domicilio, e non solo la classica pizza, ma anche il sushi, o l'hamburger, è rimasta e il lavoro in questo settore continua ad esserci e probabilmente, visti i rincari generalizzati che hanno portato al rialzo anche i costi di pranzi e cene fuori, si andrà verso una nuova crescita della domanda di cibo a domicilio.

“I consumatori, però, dovrebbero stare attenti ai diritti che hanno i rider, affidarsi nei loro acquisti ad aziende che hanno inquadrato i lavoratori come subordinati, applicando il contratto nazionale della logistica, come peraltro prevede il protocollo che abbiamo siglato con la Regione”, spiega Michele Panzieri, segretario generale della Uil Trasporti. “Abbiamo seguito anche dei casi in cui il lavoro di consegna viene subappaltato, quindi chi ordina non può nemmeno sapere in che condizioni arriva il cibo a domicilio. I diritti costano, e dove si compra con prezzi bassissimi, è ovvio che qualcuno è sottopagato”.

Il protocollo siglato dalla Regione e le parti sociali e al quale hanno aderito dunque alcune, soprattutto piccole, realtà del territorio, punta molto sulla formazione e la sicurezza. L'elemento più importante è che il ciclofattorino non lavora più a cottimo, ma ha il contratto nazionale della logistica, è inquadrato da dipendente, part time, con premialità e il riconoscimento di malattia, ferie e infortuni. Diritti e tutele che frenano le corse pazze a fare più consegne possibile per racimolare quelle 2-300 euro al mese. Il protocollo prevede anche un marchio etico per quelle aziende che vi aderiscono “e che – fa presente Panzieri – esporranno un bollino sulla diviso o sul mezzo con cui vengono effettuate le consegne per far vedere anche a chi acquista che chi sta portando il cibo a casa ha un minimo di tutela e di diritti”.