
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Firenze, 2 giugno 2016 - Caro direttore, la vicenda della ragazza romana uccisa dall’ex fidanzato in maniera così barbara ha tanti risvolti inquietanti: i passanti che non si fermano, la brutalità dell’uomo, ma non ultimo la app che il ragazzo ha usato per pedinare la giovane. Ormai la privacy è scomparsa.
Enrico Basile
Caro Basile, in effetti quando ho letto della "app" di cui lei parla non volevo credere ai miei occhi: esistono, e a quanto pare sono legali, applicazioni sul telefonino che permettono a una persona di seguire un’altra, senza che questa se ne accorga, e di conoscere i suoi spostamenti.
Già nell’omicidio-suicidio di due settimane fa a Firenze era successa una cosa simile: l’ex marito della ragazza poi uccisa aveva installato un gps nella macchina della ex, e così la seguiva. Incredibile. Non capisco una cosa: abbiamo una legge sulla privacy, quando firmiamo un modulo di qualsiasi natura c’è sempre il consenso al trattamento dei dati personali, e poi invece sono permessi, o tollerati, marchingegni simili? Mi pare davvero un controsenso, una bizantineria tutta italiana. Da correggere presto.