6 marzo 1983: il primo cellulare, inizia l’era del telefonino

Era alto quanto una scatola di scarpe, pesava quasi un chilo e ci volevano 10 ore per ricaricarlo

Martin Cooper

Martin Cooper

Firenze, 6 marzo 2022 -  Il 6 marzo 1983 iniziava l’era del telefonino. Arrivava infatti sul mercato il primo cellulare: era un Motorola e aveva per nome ‘Dyna Tac 8000x’, che stava per Dynamic Adaptive Total Area Coverage. E soprattutto un soprannome: ‘the brick’, ossia il mattone.

Molto diverso dagli smartphone super sottili e super leggeri cui siamo abituati oggi, il primo cellulare della storia era alto quanto una scatola di scarpe, misurava 25 centimetri . Non era facile nemmeno da maneggiare, visto che pesava quasi un chilo. Aveva un tempo di ricarica di 10 ore e appena 35 minuti di autonomia operativa. Era il 3 aprile del 1973 quando da New York partì la prima chiamata da cellulare. Protagonista di questo momento storico, che ha cambiato le nostre vite, è stato l’ingegnere americano Martin Cooper. “Noi alla Motorola ce l’abbiamo fatta, la telefonia cellulare è una realtà”, disse nella prima chiamata ‘sena fili’ della storia. Per quei tempi il DynaTac era a tutti gli effetti un miracolo tecnologico. Ma è stato solo una decina di anni dopo quella prima conversazione, che l’invenzione riuscì ad avere una platea più ampia grazie all’assegnazione delle prime frequenze. Il successore del prototipo di Cooper, il DynaTac 8000X, venne messo sul mercato a 3.995 dollari di allora, ovvero 9322 dollari attuali. Cifre che, al confronto, fanno apparire un moderno smartphone un dispositivo super low cost. Dagli anni ottanta in poi il cellulare ha iniziato una cavalcata verso il successo, dapprima contenuta - ci vollero infatti sette anni per raggiungere il milione di utenti - poi sempre più sostenuta, fino ai numeri imponenti di oggi.

Nasce oggi

Gabriel Garcìa Màrquez nato il 6 marzo 1927 ad Aracataca, Colombia. Scrittore tra i più famosi al mondo e tra i più grandi di tutti i tempi, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano. Il suo capolavoro ‘Cent’anni di solitudine’ è considerato tra le opere più significative del Novecento. Nel 1982 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura.  Ha scritto: “Se sapessi che questa è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora. Se sapessi che questa è l’ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un’altra volta all’infinito. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi ‘ti amo’ senza assumere, scioccamente, che lo sai di già”.