Il polpo robot studia gli abissi marini. Nel polo hi-tech si inventa il futuro

Viaggio nel centro di ricerche sulle tecnologie per il mare

Il polpo robot

Il polpo robot

Livorno, 23 maggio 2018 - Un cuore artificiale, un polpo meccanico capace di ‘camminare’ sul fondale a grandi profondità e prelevare campioni. Ma anche strumenti a sostegno del mondo della biomedica: una laringe robotica, con tanto di corde vocali vibratili, e la riproduzione dei piccoli polmoni di un neonato pretermine. Tutto questo bolle in pentola a Livorno, nella fucina di talenti e scrigno hi-tech targato Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Al centro di ricerca sulle tecnologie per il mare e la robotica marina, affacciato sul lungomare, è fiorita da una decina d’anni la ‘soft robotics’: un primato internazionale, che è valso alla città toscana l’appellativo di ‘culla’ di queste particolari tecnologie.

«Il polpo ‘Octopus’ è stato il primo robot morbido, ci ha insegnato a camminare sott’acqua, cosa impensabile fino a quel momento per un mondo tradizionalmente ‘rigido’ – spiega Cecilia Laschi, docente di bioingegneria industriale all’Istituto di biorobotica del Sant’Anna – E’ stato proprio quel prototipo a fare da trampolino di lancio per la soft robotics e per Livorno». A dimostrarlo la recente conferenza internazionale RoboSoft 2018, che ha portato in città oltre 300 scienziati dai più prestigiosi centri di ricerca mondiali. «Per la pelle di Octopus è stato usato il silicone, morbido e flessibile, mentre per i muscoli cavi, fili elettrici e microcontrollori – prosegue Laschi – Prima di arrivare al prototipo è stato fatto un accurato studio dell’animale e della sua speciale natura». Il mondo ha sempre più bisogno di tecnologia, in tutti i campi. «Ecco perché i primi a chiederci di utilizzare queste metodologie sono stati dei colleghi che fanno chirurgia robotica – aggiunge – Così abbiamo realizzato un endoscopio morbido, capace di entrare e navigare nel corpo umano e di irrigidirsi se necessario durante l’operazione o prendere immagini. L’intero mondo biomedico ha applicazioni di soft robotics, adesso è infatti partito un progetto per realizzare un cuore artificiale». L’obiettivo è creare una protesi soft del muscolo e, nell’arco dei 5 anni in cui i ricercatori si dedicheranno alla sua messa a punto, sviluppare un dispositivo per poi fare una prova su animali. «Ci siamo stabiliti a Livorno dieci anni fa per dare alla città una possibilità di sviluppo e affermazione in questo campo, anche nell’ottica in proiezione di creare dei posti di lavoro – conclude la docente – Abbiamo già realizzato strumenti innovativi e di successo come il prototipo Silver finanziato da National Geographic. Adesso ce lo chiedono i biologi per prelevare campioni e capire la biodiversità in mare, ma anche le compagnie petrolifere per monitorare i siti dei pozzi. Il prossimo progetto, invece, riguarderà un tema attuale e sentito: quello della lotta alle microplastiche».

Irene Carlotta Cicora