DAVID ALLEGRANTI
Cronaca

E ora tutti si accorgono del salvadanaio politico

Noialtri amanti della politica come professione non abbiamo mai capito la passione dei professionisti dell’antipolitica per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 19 maggio 2024 – Noialtri amanti della politica come professione non abbiamo mai capito la passione dei professionisti dell’antipolitica per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Politica e democrazia hanno bisogno di soldi per funzionare. Niente è gratis, neanche quello che viene presentato come tale, perché c’è qualcun altro che paga (ogni riferimento a Beppe Conte che continua a spacciare la gratuità del superbonus "per le famiglie" non è puramente casuale). Nel centrosinistra, dove abbondano le responsabilità per aver inseguito in questi anni le sirene populiste, è in corso un dibattito per portare al ripristino di qualche forma di finanziamento pubblico ai partiti; anche nella maggioranza se ne ragiona, solo che non sembra mai il momento giusto per passare dalle parole ai fatti.

Il sindaco di Firenze Dario Nardella, ex deputato tra il 2013 e il 2014, ha detto a La7 che non firmerebbe di nuovo la legge contro il finanziamento ai partiti: "Porta consenso dire che smettiamo di dare soldi pubblici ai partiti. Il problema è che comunque i partiti devono vivere: se non ci sono i partiti non c’è la democrazia, perché a quel punto ci sono davvero gruppi di potere veri e propri. Quindi dobbiamo riaprire questo tema". Persino tra i Cinque Stelle c’è stato un ripensamento, ancorché isolato: "È necessario reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti", ha detto nel 2023 il capogruppo del M5s al Senato Stefano Patuanelli. Giova ricordare che nel 2013 fu il governo di Enrico Letta ad abolire con il dl 149 i rimborsi elettorali pensando di "poter porre un freno all’avanzata dei Cinque Stelle", ha detto l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti ieri a Quotidiano Nazionale: "Un’idiozia. Una valutazione demente".

Il senatore del Pd Andrea Giorgis ha presentato a inizio legislatura una proposta di legge sulla trasparenza e il finanziamento dei partiti politici (ora arenata), che ruota attorno a tre punti: trasparenza e democrazia interna dei partiti; limitazione dei finanziamenti dei privati e riformulazione del meccanismo di distribuzione del 2 per mille. "Abbiamo pensato di poterlo addomesticare, ma quel populismo ha finito per addomesticare noi", ha detto il deputato del Pd Gianni Cuperlo: "Aver abrogato ogni forma di finanziamento pubblico alla politica ha determinato una serie di conseguenze che non hanno influito soltanto sulla forma partito attuale. Una delle conseguenze di quel taglio è stato il ritorno a un accesso patrimoniale alle cariche elettive. Con i seggi che si acquistano".

Ecco, "quando ti propongono di entrare nella lista, in una posizione eleggibile, in un listino bloccato, l’accordo con il partito prevede che tu verserai un tot di migliaia di euro alla Direzione nazionale e un tot di decine di migliaia di euro alla federazione o al comitato regionale che ti eleggono. Ma non è una forma di ricatto, è una forma di sopravvivenza della vita politica. Sei tu che proponi te stesso e ti impegni a garantire quel sostentamento che il finanziamento pubblico ha tolto". Insomma, deputati e senatori sono diventati un surrogato del finanziamento pubblico ai partiti. Perché i soldi servono e i pasti gratis non esistono.

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