Pazza Brexit / Dobbiamo guadagnarci la permanenza in Uk, ma eleggiamo il sindaco di Londra

Diario di un toscano nella City: "Noi, qua da tempo, siamo fortunati rispetto ai nostri fratelli minori. E ci arriva il codice per votare"

Festeggiamenti per l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa ella

Festeggiamenti per l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa ella

Londra, 21 febbraio 2020 - Eccoci nella non più europea Londra a venti giorni dalla ratifica della Brexit, nel pieno del marasma dei negoziati tra Regno Unito e Unione Europea. Ogni giorno sui tabloid esce una notizia relativa all’evoluzione (sempre che ce ne sia una) della situazione ma a tutti sembra che le cose siano ferme: BoJo, come viene chiamato qui in UK il primo ministro Boris Johnson, non molla la presa convinto che la Gran Bretagna sia ancora un impero mondiale e non un paese di circa 66 milioni di persone che rischia di perdere pezzi (vedi Scozia e Irlanda del Nord) e anzi, stringe la cinghia dell’immigrazione futura nel Regno. Per fortuna ad allentare la tensione  pensano le fake news, come quella che circolava ieri secondo la quale la richiesta di restituzione alla grecia dei marmi del Partenone, conservati gelosamente dal British Museum, era stata inclusa nel memorandum sui negoziati tra UE e UK. Quattro risate per iniziare bene la giornata.

La notizia (questa vera) del giorno invece è stata l’intenzione del governo conservatore di non permettere più l’ingresso nel Paese ai lavoratori poco qualificati e a chi non conosca l’inglese a partire dal 1 gennaio 2021 e l’introduzione di un complesso sistema a punti per coloro che vogliano lavorare nel Regno. Nella mente di noi italiani che vivono a Londra c’è stato unideale  minuto di silenzio per tutti quei nostri connazionali che vengono (venivano) a passare le estati nella capitale inglese per perfezionare la lingua servendo ai tavoli di uno dei tanti locali o ristoranti della capitale oppure standosene nelle cucine a lavare centinaia di piatti ogni giorno. Tutto questo sarà impossibile tra meno di un anno.

Tommaso Bedini Crescimanni
Tommaso Bedini Crescimanni

Per questo noi che siamo qui da prima della fatidica ora X della Brexit ci sentiamo sfacciatamente fortunati, per non usare francesismi che renderebbero meglio l’idea. A noi le cose vanno decisamente meglio. A confermarlo, la sorpresa addirittura noi potremo votare il 7 maggio prossimo per eleggere il sindaco di Londra. Il codice per votare ci è arrivato a casa. Qualcosa da raccontare ai nipoti. Tutti o quasi, infatti, abbiamo fatto domanda per il settlement o per il pre-settlement status una volta arrivati in UK, su suggerimento delle università che molti di noi frequentano: in pratica una residenza permanente per il settlement status che, dopo cinque anni e varie peripezie, può trasformarsi in cittadinanza britannica; o residenza per cinque anni per il pre-settlement status alla fine dei quali questa può diventare permanente e dopo ancora un anno e le stesse peripezie di cui sopra, può trasformarsi in cittadinanza. Questo status ci permette di avere praticamente tutti i diritti di cui gode un cittadino britannico: lavoro, residenza, voto (ma non nelle General Elections per il Parlamento), a entrare e uscire dal Paese come vogliamo. E chi ancora non si è regolarizzato sta letteralmente correndo a farlo per non ritrovarsi nel 2021 a essere addirittura considerato un immigrato irregolare col rischio di essere espulso dal Paese. Paradossi della Brexit.

Intanto da parte dei nostri connazionali c'è la corsa allo sportello aperto dal Consolato Generale, che ha aperto uno sportello per aiutare a mettersi in regola e non rischiare di perdere tutti i diritti il prossimo gennaio, molti italiani residenti qui da anni che avrebbero diritto alla residenza permanente, stanno cercando disperatamente di fornire tutta la documentazione necessaria per dimostrare che sono in UK da anni, che ormai vivono qui stabilmente, che lavorano qui. La preoccupazione è palpabile, come la rabbia di tanti. Alcuni stanno pensando di tornarsene in Italia oppure di andarsene in qualche altro Paese europeo, magari nell’anglofona Olanda. Comunque, anche se la preoccupazione tra gli italiani a Londra sta crescendo, non si assiste a scene di panico. Non ancora almeno. I veri “fregati” saranno i nostri connazionali che dal 2021 potranno solo sognare di avere le opportunità che abbiamo avuto noi.