Almanacco del giorno: 15 ottobre 1993, il Nobel per la Pace a Nelson Mandela

Il comitato norvegese lo premiò insieme a Frederik de Klerk: “Per aver svolto un ruolo decisivo nello smantellamento del sistema di segregazione razziale nel loro Paese”

Nelson Mandela

Nelson Mandela

Firenze, 15 ottobre 2021 - Dimostrò di saper guidare un popolo e di non cedere alla vendetta. Seppe lasciare il potere una volta raggiunti i primi obiettivi che si era prefissato, la creazione di una Rainbow Nation, dove tutti fossero ritenuti uguali. Nelson Mandela è stato il simbolo dell’ultima lotta dell’Africa nera contro l’estremo baluardo della dominazione bianca nel continente. Per la sua capacità di superare le barriere dell’odio per giungere alla riconciliazione, il 15 ottobre del 1993 vinse il premio Nobel per la Pace. L’anno successivo sarà eletto Presidente alle prime elezioni multirazziali nella storia del Sudafrica.

Il comitato norvegese quell’anno assegnò il prestigioso premio a Mandela e Frederik de Klerk “per aver svolto un ruolo decisivo nello smantellamento del sistema di segregazione razziale nel loro Paese”. Un riconoscimento congiunto ai due statisti sudafricani, che rappresentavano il vecchio e il nuovo: l’affossatore del vecchio regime e il profeta del ‘nuovo Sudafrica’. De Klerk, che ha messo fine al regime di apartheid. E Mandela, l’attivista per i diritti dei neri, icona della lotta per tutte le libertà. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell’apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994. Un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, che ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere, uscendone come un ‘Gandhi nero’. Un simbolo, che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue.

Nelson Mandela nasce il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio del Transkei da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa. Dopo la scuola metodista si iscrive all’Università di Fort Hare per poi trasferirsi a Johannesburg, dove studia legge all’Università del Witwatersrand e frequenta militanti e dirigenti dell’African National Congress (Anc), il primo partito fondato nel 1912 dai neri in Sudafrica. Nel 1944 partecipa alla fondazione della Lega della Gioventù dell’Anc. La vittoria del razzista Fronte nazionale nelle elezioni del 1948 radicalizza le sue posizioni. Nel 1952 apre uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica. Insieme ad altri 150, nel dicembre 1956 viene arrestato e accusato di tradimento in un processo che si concluderà nel 1961 con un’assoluzione generale. Nel 1961 fonda il braccio armato dell’Anc, l’MK (Umkhonto we Sizwe, ‘Lancia della Nazione’), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Nel 1962 viene arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale al rientro da una lunga missione in Africa e Europa.

Nel 1964 sarà condannato ai lavori forzati a vita al processo di Rivonia, dal nome della località dove l’anno prima l’intero stato maggiore dell’Anc era stato catturato in una retata della polizia. Dal banco degli imputati, Mandela pronuncia un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclama però anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui dichiara di essere pronto a morire. Viene trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, dove passa 18 dei suoi 27 anni di prigione. Si laurea in legge per corrispondenza alla University of London. In prigione la sua fama e popolarità aumentano, diventa simbolo della lotta al regime razzista in tutto il mondo. Nel 1982 viene trasferito nella prigione di Pollsmoor. Nel 1985 il presidente P. Botha gli offre la libertà in cambio della rinuncia incondizionata alla violenza. Mandela rifiuta, tuttavia iniziano sporadici contatti con emissari del regime. Nel 1988 è trasferito nella prigione di Victor Verster, a nord di Cape Town, dove le condizioni di detenzione migliorano. Nel 1989 dopo Botha arriva Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annuncia la liberazione di Mandela.

L'11 febbraio una folla immensa accoglie il leader, che si presenta al mondo con un discorso che resterà nella storia, offrendo perdono e riconciliazione all’impaurita minoranza bianca. Mandela è eletto presidente dell’Anc, inizia un difficile periodo di negoziato col governo di de Klerk, che prosegue per quattro anni. Tentativi eversivi di gruppi di estrema destra, sanguinose violenze tribali minacciano la strategia di riconciliazione di Madiba, titolo onorifico del suo clan, come ormai tutti chiamano Mandela. Il 27 aprile 1994, alla fine, si vota. L’Anc vince col 62% le prime elezioni multirazziali nella storia del Paese, Mandela è il primo presidente nero del Sudafrica. De Klerk è vicepresidente.

Per Mandela inizia un infaticabile lavoro di consolidamento del suo fragile edificio. Al termine del mandato rifiuta di candidarsi di nuovo. Dopo il 1999 l’anziano leader continua per qualche anno a spendere le sue energie e il suo nome per numerose cause umanitarie. Nel novembre 2009, l’Onu proclama il 18 luglio il Mandela Day. Negli ultimi anni ha passato la maggior parte del tempo a Qunu, il villaggio della sua famiglia. Dopo l’ultimo ricovero in ospedale si era trasferito nella sua abitazione di Johannesburg dove ha trascorso gli ultimi mesi di vita: morirà il 5 dicembre 2013, circondato dall’affetto della famiglia e di un intero Paese.

La sua eredità è fatta di parole, gesti e testimonianze fortissime ma anche di luoghi simbolo. A cominciare dall’isola-prigione di Robben Island, oggi patrimonio mondiale dell’umanità e aperta al pubblico, dove ha trascorso 18 anni di reclusione. Di fronte al carcere di Drakenstein Correctional Center sorge una statua in bronzo di Madiba, ritratto nel giorno della sua liberazione. Sul lungomare di Port Elizabeth sorge un’imponente scultura che raffigura il popolo sudafricano in fila preso per mano in occasione delle prime votazioni democratiche. E nel Kwa-Zulu Natal, nel punto esatto dove Mandela venne arrestato nel 1962, è stata posizionata una scultura composta da 50 sbarre di acciaio che delineano il suo volto.

Nasce oggi

Don Luigi Giussani nato il 15 ottobre 1922 a Desio (Monza). Sacerdote e teologo, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. Ha detto: “La scelta dell’uomo è: o concepirsi libero da tutto l’universo e dipendente solo da Dio. Oppure libero da Dio, e allora diventa schiavo di ogni circostanza”.

Maurizio Costanzo