Si è chiusa alle 16 di ieri la camera ardente in Senato del presidente emerito, Giorgio
Napolitano. Aperta domenica alle 10 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha visto la presenza della premier, Giorgia Meloni, di diversi esponenti del governo, del mondo della politica e di molti comuni cittadini. Oggi alle 11.30 l’ultimo saluto nell’Aula della Camera dove si terrà un funerale in forma laica. Tra le personalità presenti alla cerimonia di oggi ci sarà anche il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Né mancherà il presidente francese, Emmanuel Macron. Anche ieri esponenti del mondo politico e non hanno reso omaggio a Napolitano. Particolarmente commosso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti («mi hai insegnato tante cose, magari anche un po’ di “stile“», ha lasciato scritto sul libro delle presenze). Tanti i ministri (da Piantedosi a Casellati, da Calderoli a Pichetto Fratin) nonché esponenti del Pd come Franceschini e Orlando e esponenti della “vecchia guardia“ come Achille Occhetto e Massimo D’Alema.
Firenze, 26 settembre 2023 – “Salve, Giorgio". A Capalbio, nella Maremma più accecante dove il verde smeraldo della campagna si strugge nel blu cobalto del mare, lo conoscevano tutti così. Per nome. Niente King Giorgio, come lo ribattezzarono gli americani rubando il soprannome già dato ad Armani, niente Presidente. Giorgio, e basta. E nessuno lo disturbava quando più volte, spesso nel tardo pomeriggio, completo grigio e panama bianco, veniva notato nel giardino di un ristorante del paese a bersi uno Spritz guardando il mare, primus inter pares.
"Per me Capalbio è una boccata d’ossigeno", diceva. E in poche parole faceva capire quanto talvolta, anche per lui, fosse soffocante l’aria del Quirinale e quanto la Maremma potesse essere un inesauribile caricabatterie. E infatti qui, in Toscana, Napolitano e sua moglie Clio avevano comprato casa: era il ’buen ritiro’ della coppia, ceduto formalmente a uno dei figli, Giulio, solo nel 2015, quando gli anni avevano avuto la meglio sui chilometri.
Una scelta a malincuore perché Capalbio, che lui diceva sapergli regalare allo stesso tempo "equilibrio e leggerezza", lo aveva reso cittadino onorario nel 2006: una delle pergamene più gradite, fra mille omaggi di svariati capi di Stato, nella sua lunga permanenza al Quirinale. E questa terra gli ha voluto rendere omaggio come se fosse uno dei loro, uno dei nostri insomma, un toscano acquisito, un maremmano aggiunto, ché solo la carta d’identità lo collo cava a Napoli.
"Un grande italiano, un grande Presidente della Repubblica, un grande leader del Pci e del socialismo democratico" lo ha definito ieri Vannino Chiti, ex presidente della Regione e al suo fianco nel Pci, ricordando che "con lui ho avuto tante occasioni di incontro, nel partito in cui militavamo e nell’impegno nelle istituzioni". Napolitano, scrive ancora Chiti in un post su Facebook, "era un uomo serio, rigoroso, fermo nei suoi valori, in primo luogo nella visione della nostra Repubblica, fondata sulla democrazia parlamentare. Ha creduto e si è speso per realizzare una vera democrazia europea. Ha saputo servire l’Italia, da presidente della Camera, da ministro, da Capo dello Stato non con un’ottica di parte, ma con l’intento di agire sempre nell’interesse del Paese, per renderlo più moderno e giusto".
Ma il rapporto con la Toscana, per Napolitano, non si limitava alla sola Capalbio. Lo si vedeva spesso anche nella zona di Orbetello e all’Argentario. Un’amore, quello per la Maremma, condiviso a tutto tondo con un altro padre nobile della sinistra italiana, Giuliano Amato. Tanto che i due, nel maggio del 2013, volero incontrare a Orbetello l’allora sindaco Monica Paffetti per parlare dei problemi del territorio a seguto della devastante alluvione di alcuni mesi prima.
Indimenticabile, poi, quanto avvenne a Sant’Anna di Stazzema il 24 marzo del 2013: quel giorno, sotto una pioggia battente, enorme fu l’emozione per l’abbraccio tra i due Capi di Stato, Napolitano e il tedesco Gauck, per la prima volta insieme sul luogo dell’eccidio dell’agosto 1944. Insieme scoprirono una targa dedicata alle vittime, insieme commossero e si commossero.
Solo una città, in Toscana, ha avuto un rapporto difficile con Napolitano, ed è Viareggio: i familiari delle vittime della strage della stazione (29 giugno 2009, 32 morti) non hanno mai accettato la decisione del presidente della Repubblica di conferire – il 17 novembre 2010 – il Cavalierato del Lavoro a Mauro Moretti, già amministratore delegato di Fs e Rfi, condannato in appello a cinque anni per disastro ferroviario colposo, incendio e lesioni colpose. I viareggini non se lo sono mai dimenticato.