"Unicredit-Mps, soluzione migliore". Il ministro: almeno 2.500 esuberi

Per Franco la vendita è inevitabile, l’istituto senese non può fare da solo. "Ma non sarà uno spezzatino"

Daniele Franco (Ansa)

Daniele Franco (Ansa)

Siena, 5 agosto 2021 - «Non si tratterà di una svendita di proprietà statali, vogliamo una soluzione nell’interesse del Paese". Senza mai alzare la voce, smontando pezzo per pezzo le narrazioni finanziarie e politiche degli ultimi mesi, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, fornisce a deputati e senatori delle Commissioni Finanze tutte le garanzie possibili sulla trattativa avviata con Unicredit per l’acquisizione della quota di maggioranza del Monte dei Paschi.

Il primo tassello tolto dal mosaico è la richiesta di una proroga dei termini fissati con l’Europa. "Non ci sono le condizioni per mettere in discussione l’impegno di dismettere il 64,2% del Monte dei Paschi, la trattativa con Unicredit è doverosa, anche per gli impegni assunti dai governi precedenti, ribaditi nel Dpcm dell’ottobre 2020".  È il decreto firmato dall’allora premier Giuseppe Conte per la privatizzazione di Mps entro i termini del bilancio 2021.

Nell’audizione il ministro Franco si concentra sugli ultimi due anni di vita della banca. Ricordando l’accordo con Amco per la cessione di 8 miliardi di crediti deteriorati, la famosa operazione Hydra che ha ridotto sotto quota 5% il peso degli Npl. E la ricerca di una "soluzione strutturale" avviata da tanti mesi per cercare un partner di elevato standing per Rocca Salimbeni. "Mps ha aperto una data room a gennaio – ricorda il ministro – e finora ci sono due soggetti interessati: il fondo di private equity Apollo e il gruppo Unicredit". Prima delle garanzie e dello stato dell’arte di una trattativa appena cominciata, il ministro liquida, con dovizia di percentuali e fabbisogni di capitale, il piano stand alone, che è ancora una bandiera per tanti politici, a partire dal governatore della Toscana, Eugenio Giani.

"Il piano industriale 2021-2025 di Mps presenta obiettivi non conformi alle richieste della Commissione europea, in particolare la riduzione costi fissata al 51% dei ricavi da Bruxelles, mentre in base al piano si prevede il 74% nel 2021 e ancora il 61% al 2025. Anche le stime di 2.500 esodi volontari e di 2,5 miliardi di aumenti di capitale vanno riviste verso l’alto. Dalla Bce non è arrivato nessun riscontro".

Francoforte ha ignorato il piano stand alone, gli stress test dell’Eba hanno evidenziato che "il Monte dei Paschi – dice Franco, citando quel Cet1 negativo in caso di scenario avverso – ha l’esigenza di un rafforzamento patrimoniale di grande portata, ben superiore a quello previsto nel piano 2021-2025. L’ipotesi stand alone comporterebbe rischi considerevoli e seri problemi per la banca". Sgombrato il campo dal libro dei sogni, resta il negoziato esclusivo con Unicredit, con la due diligence che potrebbe durare più dei 40 giorni fissati. L’operazione con Unicredit è "una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista del’interesse generale del Paese", dice Franco.

«Dal perimetro della trattativa – ricorda il ministro – sono esclusi solo 4 miliardi di crediti deteriorati e i contenziosi straordinari, notevolmente ridotti dopo l’accordo tra Banca Mps e Fondazione, che ha cancellato un petitum potenziale di 3,8 miliardi. All’orizzonte non ci sono rischi di smembramento del Monte. Ed è possibile che il Mef riceva azioni del gruppo Unicredit alla fine dell’acquisizione, che non dovrebbero alterare gli equilibri di governance".

Ma le garanzie più importanti sono quelle che servono al ministro per smentire l’idea di svendite. "Oggi il Monte ha oltre 21mila dipendenti, porremo la massima attenzione sulla loro tutela. La salvaguardia del marchio Mps è una priorità del governo, ha un valore non solo storico ma anche commerciale. I costi per lo Stato dell’operazione non sono quantificabili ora. Le attività fiscali differite, una misura usata anche da altri governi per favorire aggregazioni, sono 2,2 miliardi di euro di crediti di imposta anticipati. E nel Decreto Agosto ci sono 1,5 miliardi a disposizione per favorire le aggregazioni". Le ultime parole sono per Siena e per il territorio. "Il rilancio e la valorizzazione della città di Siena e del territorio sono una priorità indiscussa per il governo – chiude Franco –. La banca più antica del mondo è un valore da preservare e deve essere una parte rilevante nel mondo finanziario del futuro".