C'è scritto Dux. Ma è la storia

La lettera: risponde il vicedirettore della "Nazione"

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 18 aprile 2015 - Caro direttore, vorrei sapere che ne pensa di questa storia della Boldrini che vuole cancellare il nome del Duce da monumenti che rappresentano una parte, sia pure la più buia della nostra storia. Mi sembra anche di cattivo gusto, proprio a ridosso delle celebrazioni del 25 aprile. Ma non cambiamo mai?

Achille S., via mail

A una settimana esatta dalla Festa della Liberazione, ma settant’anni dopo, la presidente della Camera dice una sciocchezza per non scontentare un partigiano (ma quelli veri ci sono ancora?) che vuole togliere dall’obelisco del Foro Italico la scritta «Mussolini Dux». Non sono d’accordo nemmeno al circolo marxista-leninista. Il nostro Paese è così pacificato, massificato, omogeneizzato, che una simile polemica fa ridere anche i ragazzini. Ma anche se volessimo parlare sul serio, di questo passo bisognerebbe abbattere anche l’Eur e, dalle nostre parti, la stazione di Santa Maria Novella, Tirrenia, buona parte di Livorno e tanto altro dell’architettura fascista, peraltro giustamente rivalutata da urbanisti bipartisan. Invece di picconare i monumenti, come fanno quelli dell’Isis, bisognerebbe semmai parlare delle strade di orribili periferie. E magari cambiarne i nomi, passando dai simboli del comunismo, anche sanguinario, a eroi più vicini a noi, come i giudici antimafia, le vittime del lavoro o le donne abusate.