L’armistizio di Badoglio dell’8 settembre 1943: il proclama che divise l’Italia

Con l’illusione della pace, gli italiani si avviarono invece a un lungo periodo di stenti, bombardamenti, rappresaglie e guerra civile

La firma dell’armistizio di Cassibile

La firma dell’armistizio di Cassibile

Firenze, 8 settembre 2021 - Mussolini era stato deposto da poco e il re Vittorio Emanuele III aveva nominato capo del Governo il maresciallo Pietro Badoglio, ex capo di Stato maggiore. Era il 3 settembre del 1943 quando venne siglato, in gran segreto, con gli alleati anglo-americani, l’armistizio di Cassibile tra il generale Castellano, incaricato da Badoglio, e il suo pari grado americano Eisenhower, che nel 1953 sarebbe diventato il 34° presidente degli Stati Uniti. La sua entrata in vigore fu proclamata però solo l’8 settembre. Il messaggio, volutamente ambiguo, letto da Badoglio, capo del governo e maresciallo d’Italia, alle 19:42 al microfono dell’Eiar, antesignana della Rai, e dai più invece erroneamente interpretata come indicazione della fine della guerra, di fatto non fece che dividere il Paese.

Questo il proclama letto alla radio: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». I fatti dell’8 settembre del 1943, fecero dell’Italia un Paese allo sbando, trasformando l’euforia di un popolo che usciva dalla dittatura del Fascismo, in dramma. L’Italia, stremata dalla guerra, era di fatto consegnato in mani straniere, americane al sud, tedesche al nord.

Ricorderà Beppe Fenoglio in Primavera di bellezza (1959): “E poi nemmeno l’ordine hanno saputo darci. Di ordini ne è arrivato un fottio, ma uno diverso dall’altro, o contrario. Resistere ai tedeschi - non sparare sui tedeschi - non lasciarsi disarmare dai tedeschi - uccidere i tedeschi - autodisarmarsi - non cedere le armi”. Ordinando alle forze armate italiane di reagire solo se attaccate, il proclama sottintendeva la speranza che gli americani avrebbero guidato un attacco contro i tedeschi. Ma non fu così, e come se non bastasse, i vertici politici del Paese abbandonarono le postazioni: all’alba del 9 settembre, con le prime notizie di un’avanzata di truppe tedesche verso Roma, il Capo del governo Pietro Badoglio, il re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto, fuggirono da Roma dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, che divenne per qualche mese la sede degli Enti istituzionali. Le forze armate italiane intanto, in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, vennero lasciate senza precisi ordini. Oltre 800mila i soldati italiani che vennero catturati dall’esercito tedesco e destinati a diversi lager. Più della metà di quelli in servizio nella penisola abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili. Intanto, nessuna misura era stata prevista per difendere la capitale e la reazione tedesca non si fece attendere. Il comando supremo delle forze armate del Reich diede via al Piano Achse, già pronto da tempo, e la notte stessa dell'8 settembre le forze tedesche presero possesso di aeroporti, stazioni ferroviarie e caserme, cogliendo di sorpresa le forze italiane.

I tedeschi emanarono le direttive da applicare per il disarmo dei militari italiani: chi accettava di continuare a combattere dalla loro parte, poteva conservare le armi; chi si rifiutava. era mandato nei campi di internamento in Germania come prigioniero di guerra, mentre chi opponeva resistenza o si schierava con le forze partigiane veniva fucilato, se era un ufficiale, oppure impiegato nei campi di lavoro sul posto o nell'Europa occupata. Per i civili, già abituati al razionamento alimentare introdotto durante la guerra, le cose, dopo l’armistizio, andarono peggio. Gli occupanti nazisti fecero requisizioni di ogni genere e bloccarono la distribuzione di carburante, tutto di provenienza tedesca, al sud. Il risultato è che per rifornirsi dell’indispensabile, dal sapone al cibo all’abbigliamento, vennero introdotte tessere annonarie. Ecco perchè quell’8 settembre viene ancora oggi ricordato come uno dei giorni più tragici della storia politica, sociale e militare d’Italia.Con l’illusione della pace, gli italiani si avviarono invece a un lungo periodo di stenti, bombardamenti, e rappresaglie. Una guerra civile che si concluse il 25 aprile del 1945 con la liberazione da parte dei partigiani delle città di Milano e Torino.