ANTONIA CASINI
Cronaca

Manganellate agli studenti, prime verifiche su venti agenti. Si indaga anche tra i manifestanti

I carabinieri hanno consegnato alla Procura i video e le immagini del corteo di Pisa pro Palestina. L’obiettivo è individuare chi ha dato l’ordine di caricare. I poliziotti si difendono: "Noi insultati e spintonati"

Pisa, 27 febbraio 2024 – Sono oltre venti i nomi e cognomi. Sono quelli contenuti nell’informativa che già sabato la questura di Pisa ha depositato in procura: sarà poi la magistratura a stabilire, tra questi, se e quante persone indagare e per quale reato. Manganellate agli studenti, ieri mattina i carabinieri hanno ricevuto una delega per portare avanti le indagini. Gli stessi uomini dell’Arma nei giorni scorsi erano stati chiamati a consegnare video e immagini per ricostruire la mattinata di venerdì. Dopo gli scontri nel corteo in favore della Palestina, sono finiti in ospedale 15 studenti (11 minorenni) con prognosi da 5 a 30 giorni. Si va da contusioni a trauma cranici lievi fino a fratture alle mani. Un 17enne è rimasto ricoverato per un giorno in osservazione. Due i feriti anche tra le forze dell’ordine, due funzionari, uno con 2 giorni e un altro un po’ di più.

L’inchiesta deve stabilire se ci sono state responsabilità e per questo individuare chi tra i presenti ha materialmente utilizzato il manganello. Era legittimo farlo? E ci sono stati abusi? Ma torna anche una domanda posta fin dall’inizio. Chi ha dato l’ordine della carica? In strada, quella mattina, era stata inviata – l’assegnazione è ministeriale sulla base dell’ordinanza – una squadra del reparto mobile da Firenze, di solito composta da 10 operatori, ma in quel caso (pare per mancanza di personale) ridotta a 7 più l’autista che resta sul mezzo. Quando la tensione è salita, però, l’altra squadra che era sempre in centro, ma non a ridosso di piazza dei Cavalieri dove gli studenti volevano arrivare, è stata dirottata dove si era creato l’imbuto. Quattordici agenti in tutto ai quali si devono aggiungere, in termini di presenze, il dirigente del servizio, i due funzionari addetti della questura, oltre al personale di Digos e Scientifica che hanno documentato le varie scene. Più di 20, appunto. Il compito della magistratura sarà quello di chiarire chi (e se), tra loro, qualcuno ha compiuto reati individuando i ruoli anche attraverso le immagini già diffuse sui social, ma anche delle telecamere dei poliziotti e della videosorveglianza cittadina, tutto materiale già dato alla procura "per trasparenza".

Ma sotto la lente ci sono anche i manifestanti. Perché alcuni di loro potrebbero finire indagati. E per questo tre legali pisani hanno dato la disponibilità per seguire le loro famiglie. "In queste ore siamo arrivati a una decina – spiega l’avvocato Andrea Callaioli che con Andrea Di Giuliomaria e Francesco Cerri sta dando assistenza agli studenti rimasti coinvolti –. Oltre a valutare un’azione comune, li difenderemo nel caso di accuse di resistenza a pubblico ufficiale e per la manifestazione definita come ’non autorizzata’".

Il racconto degli agenti che hanno fermato il corteo si sta diffondendo tra i colleghi: "Nei video già diffusi sui social non si vede che già da diversi minuti i manifestanti ci stavano offendendo e spintonando. Tanto che due dei nostri sono caduti a terra. Volevano passare senza comunicare la loro direzione". Secondo Cgil, Cisl e Uil, che hanno partecipato al comitato di ordine pubblico e sicurezza, sabato pomeriggio, anche il questore di Pisa, Sebastiano Salvo, ora sotto accusa ma quella mattina impegnato in un altro evento in città, avrebbe ammesso in quel contesto "un problema di gestione della piazza, dal punto di vista organizzativo e operativo, a suo avviso causato dal fatto che non erano chiari gli obiettivi del corteo".

Un’onda di reazioni che ha investito Pisa da giorni con interrogazioni parlamentari, manifestazioni solidali ai feriti con migliaia di partecipanti e, ieri, il confronto acceso in Consiglio comunale. Da subito il sindaco Michele Conti ha preso distanze dalla violenza. "È giusto svolgere una seria e approfondita discussione sui fatti che si sono svolti venerdì in via San Frediano, quando purtroppo abbiamo dovuto assistere a una pagina buia per la nostra città. A prefetto e questore ho ribadito che le immagini circolate sui social rimandano a un tempo che credevamo appartenesse al passato nella nostra città e non vogliamo certo che torni".

Proprio davanti alla prefettura, ieri pomeriggio Camilla Diurno di "Cambiare Rotta", una delle sigle che ha organizzato il corteo, si è incatenata davanti al Palazzo del Governo (video). Il prefetto Maria Luisa D’Alessandro l’ha fatta salire e ha ascoltato le sue richieste. La studentessa ha invocato le dimissioni del questore e dei dirigenti di pubblica sicurezza e il codice identificativo e di riconoscibilità per gli agenti.