Migliaia di tonnellate di fanghi tossici. Keu, il rebus delle bonifiche in tredici siti

Solo l’area militare nell’aeroporto di Pisa è stata ripulita, e due settimane fa è partita la messa in sicurezza della strada 429 Ma per le altre aree saranno necessari mesi. L’incognita delle competenze, in parte della Regione e in parte delle Province

Un sopralluogo lungo la strada 429 per verificare la presenza di materiale inquinante

Un sopralluogo lungo la strada 429 per verificare la presenza di materiale inquinante

Empoli (Firenze), 25 ottobre 2021 - Tredici chiazze di veleno che tengono in ostaggio mezza Toscana. Tredici siti contaminati e sullo sfondo un possibile disastro ambientale da disinnescare prima che sia tardi. Sono già trascorsi più di sei mesi dalla maxi inchiesta che ha scoperchiato il sistema illecito con cui una rete di aziende – vicine alla ‘ndrangheta secondo la tesi dell’Antimafia di Firenze – smaltiva il materiale di scarto proveniente dalle concerie di Santa Croce. Da allora sono state trovate tracce di keu sotto la strada regionale 429 a Empoli, nella provinciale 26 in Valdelsa ma anche vicino alla strada di Piantravigne nell’Aretino.  

Tonnellate di fanghi tossici nascoste nei sottofondi stradali o seppellite nei cantieri: dall’aeroporto militare di Pisa ai terreni contaminati a Massarosa, Crespina Lorenzana e Peccioli fino alle aree produttive di Pontedera e Bucine. Veleni che Regione e Arpat contano di eliminare nel più breve tempo possibile. Ma potrebbero servire mesi, "forse anni", ammettono le istituzioni. Con modalità di intervento che variano a seconda della quantità di inquinanti e della conformità dei terreni. Va detto però che i monitoraggi eseguiti finora hanno confermato che le acque dei pozzi privati e delle falde sono pulite, in tutti i siti coinvolti.

Al momento l’unica bonifica completata riguarda l’aeroporto militare di Pisa dove il keu, che stava già minacciando la falda, è stato rimosso dall’Aeronautica. Per la bretella empolese, di proprietà della Regione, la messa in sicurezza d’urgenza è partita due settimane fa con teli impermeabili, vasche di raccolta e analisi sulle acque. L’intervento durerà un mese. Basterà a eliminare il pericolo, considerate le ottomila tonnellate di veleno con valori 26 volte superiori alla norma racchiuse in poche centinaia di metri? Difficile dirlo, perché per capire a che livello di profondità siano state sepolte le sostanze tossiche sarà necessaria un’analisi in 3D del terrapieno che sorregge la strada. Qualora si rendesse necessaria la bonifica non è da escludere che la 429, quella che tutti chiamavano ‘la strada infinita’ perché non si riusciva mai a intravedere la fine dei lavori, debba essere demolita proprio ora a distanza di soli due anni dal suo completamento costato 12,5 milioni.

Anche gli altri siti sono pieni d’incognite: Francesco Lerose, uno dei bersagli dell’inchiesta in quanto titolare dell’impianto di Pontedera che smaltiva il keu, si è rifiutato di bonificare le sue aree produttive e dunque ci dovrà pensare la Regione. Mentre ancora più intricata la questione delle altre zone avvelenate: una recente pronuncia della Corte costituzionale ha stabilito che la competenza sulle bonifiche nei luoghi che non rivestono un interesse regionale o nazionale sia delle Province. Secondo la tabella di marcia gli interventi d’emergenza si dovrebbero concludere entro un paio di mesi ma l’ennesimo imprevisto rischia ancora una volta di allungare i tempi.