Fa causa alla Crusca per il suo cognome, Terrone. "Attribuirci colpe mi sembra assurdo"

Il presidente dell'istituzione, Claudio Marazzini, risponde così al cittadino salernitano che va per vie legali

Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca

Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca

Firenze, 26 febbraio 2021 - “Una battaglia di civiltà” contro il termine “terrone” usato “solo come dispregiativo”: è quella che ha ingaggiato - come anticpato dal Corriere Fiorentino - Francesco Terrone, 59 anni, ingegnere salernitano di Mercato San Severino, con l’hobby di scrivere poesie, che non ha esitato per questo a portare in tribunale l'Accademia della Crusca, presieduta da Claudio Marazzini, la secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire il ‘tesoro’ della lingua italiana di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.

Con la sua azione legale Francesco Terrone, "orgoglioso del cognome" che porta da secoli la sua famiglia campana, chiede alla Crusca di cambiare la definizione di "terrone" contemplando anche la sua accezione "positiva", ovvero alla ricchezza terriera del Sud Italia. Attraverso tre lettere inviate per posta certificata nei mesi scorsi l'ingegnere Terrone ha provato a chiedere di integrare sul sito internet dell'Accademia la storia del termine lessicale che connota negativamente i meridionali.  Dopo aver ricevuto "solo risposte evasive", e dopo l'ultima telefonata, Terrone ha detto "ci vediamo in tribunale". Il consesso degli illustri linguisti pensava forse ad uno scherzo ed invece nei giorni scorsi l'Accademia della Crusca si è vista recapitare un atto di citazione dell'avvocato Antonio Cammarota che rappresenta la Fondazione Francesco Terrone. "Abbiamo esaminato dal punto di vista etimologico e storico la questione – ha affermato Francesco Terrone  - Abbiamo molto materiale da presentare in tribunale". La richiesta al giudice è quella di aggiungere alla definizione attuale, un riferimento "alla terra dei latifondisti, dei feudatari, dunque alla ricchezza, oltre a riconoscere un cognome i cui discendenti diedero lustro all'Italia intera".

Sul sito della Crusca c'è una lunga pagina in cui si fa la cronistoria del termine "terrone" usato solo in senso dispregiativo, lamenta l'ingegnere salernitano. Il vocabolo viene registrato per la prima volta da Bruno Migliorini nel 1950, spiega la Crusca, "così gli italiani del settentrione chiamano gli abitanti delle regioni meridionali". La voce nasce nei grandi centri urbani dell'Italia settentrionale con valore di "contadino" (come villano, burino e cafone) e "usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un'agricoltura arretrata".

L’alternativa sarebbe cambiare cognome. Ma su questo  Francesco Terrone è stato categorico: Mai e poi mai. Lì ci sono le mie radici e la mia identità". Eppure, proprio a causa di quel cognome, quando appena laureato decise di andare nel Nord Italia per cercare un lavoro, ben presto fu vittima di discriminazioni: "All'inizio degli anni Novanta – spiega - arrivato in Brianza per una supplenza in una scuola, ho resistito due mesi. Mi sono sentito dire che con quel cognome potevo fare l'operaio, non certo l'ingegnere. Sa quante volte a Milano sono rimasto a piedi quando chiamavo un taxi e dicevo il mio nome? Sa quanti giovani presentano i curriculum nelle aziende vergognandosi di essere meridionali?".

Presidente Marazzini, si aspettava che l’Accademia che lei presiede venisse citata in giudizio per l’accezione di un termine?

“Non mi aspettavo questo atto che definirei assolutamente insensato, che si riferisce ad una consulenza fatta nel 2017. Attribuire alla Crusca la colpa di un cattivo uso fatto dagli italiani in 150 anni di storia mi sembra assurdo. Intanto bisogna distinguere il nome comune da un nome proprio, sono due cose diverse. E non è facile stabilire il rapporto etimologico. Riguardo al nome proprio, nella voce della Crusca, c’è scritto che era presente nella Francia medioevale. Quindi se il signor Francesco ritiene di discendere da quello, va benissimo. Non siamo un istituto araldico: tra lo studio della lingua e lo studio dell’araldica e della nobiltà ci passa una bella differenza”.

La prima udienza si terrà al tribunale civile di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, a settembre. Ma sarà davvero così?

“La prima cosa da stabilire è il tribunale competente. Io non sono sicuro di questo. Anzi, non dovrebbe essere quello di Nocera Inferiore. Perché in genere per un ente dello Stato come il nostro, citato per qualcosa che abbiamo scritto noi e che sta in un server a Firenze, dovrebbe essere competente il tribunale di Firenze”.

Che cosa vi chiede il signor Terrone?

“In pratica danni morali e materiali di 150 anni di storia d’Italia. È scandaloso. Intanto quel che è certo è che per il momento dobbiamo consultare gli avvocati, e dunque spendere un po’ di soldi dello Stato in un’impresa inutile”.

Cosa avete risposto alle sue richieste?

“Al signor Francesco Terrone credo non gli vada bene quella voce che abbiamo scritto nella consulenza. Probabilmente vorrebbe riscriverla in un modo diverso. Suppongo non gli piaccia così com’è stata scritta, ma secondo me quella voce va bene così com’è e non vedo il motivo per cui dovremmo farla riscrivere da lui”.

Per riscrivere una ‘voce’ c’è un iter da seguire?  

“Si tratta di una voce del 2017 firmata da un collaboratore che non è neppure più in Crusca. Voce che è stata a suo tempo approvata. Se si dovesse aggiungere un commento occorre scrivere che oggi, alla luce delle nuove conoscenze, le cose sono cambiate. Il problema è che quella voce è fatta benissimo e non ho ben capito cosa bisogna cambiare. Tra l’altro la voce fa riferimento all’uso ironico, sarcastico e scorretto sia di ‘terrone’ per i meridionali che di ‘polentone’ per i settentrionali”.

Il signor Francesco Terrone nutre delle riserve anche per il termine ‘polentone’?

“Assolutamente no. Tra l’altro sostiene che il termine ‘polentone’ va benissimo, perché riguarda il cibo, mentre ‘terrone’ no. Dunque possiamo aspettarci un’altra causa da qualcuno del nord Italia. È curiosa questa interpretazione delle offese che sono da una parte sola. Invece di colmare il solco di antipatia che a volte c’è tra italiani di diverse regioni, c’è qualcuno che si diverte a ricamarci sopra”.