Duello Gori-Giani: è muro contro muro. "Non me ne vado". E lo mettono in ferie

Inchiesta ’ndrangheta in Toscana e filone politico. Il capo di gabinetto non molla e rimanda al mittente la proposta di aspettativa

Il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo (New Press Photo)

Il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo (New Press Photo)

Firenze, 20 aprile 2021 - Non ci ha parlato personalmente il governatore toscano Eugenio Giani con il suo capo di gabinetto, Ledo Gori. Lui è indagato con l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’inchiesta della Dda di Firenze sui presunti affari della ’ndrangheta in Toscana e la Regione è in grande imbarazzo. Rimanda la decisione sul suo destino, prendendo tempo. Con l’ormai consolidata certezza che non resterà al suo posto: la revoca dal ruolo di capo di gabinetto è definitiva. Ieri mattina è stato il direttore generale della Regione Toscana, Paolo Pantuliano, a incontrare Gori per affrontare una questione diventata spinosa. Dal capo di gabinetto ci si aspettava un passo indietro che non c’è stato e che non ci sarà: "Non darò mai le dimissioni, ma accetterò qualsiasi decisione verrà presa", ha detto a chiare parole, ribadendo la sua tranquillità.

Il dirigente, uomo macchina dell’ente toscano, ex braccio destro del presidente Enrico Rossi, era stato confermato nel medesimo ruolo da Giani, anche se con il nuovo corso le sue funzioni erano state prosciugate. Non era più al centro dell’azione di governo: non più lui a mettere a terra, a concretizzare e dare gambe alla visione politica del presidente. A Ledo Gori sono stati dati dieci giorni di ferie. Che la Regione fa contare come ulteriore periodo di sospensione. Dieci giorni di tempo in cui Giani deciderà a chi assegnare quel ruolo chiave per la presidenza e come comportarsi nei confronti del collaboratore. Anche se ormai il percorso è tracciato e il rapporto sciolto. Tra fare il garantista e difenderlo fino all’eventuale condanna al terzo grado di giudizio e fare il giustizialista, rimuovendolo subito dal ruolo di capo di gabinetto, Giani ha scelto la rimozione, a scanso di equivoci.

Le accuse mosse contro il dirigente erano troppo imbarazzanti per il governatore visto che nelle intercettazioni emergono le pressioni fatte su di lui per il rinnovo dell’incarico a Gori dall’associazione dei conciatori e dalla sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda. Anche se l’intero mondo delle imprese, del lavoro e della sanità chiedeva che Gori restasse alla guida dell’ammiraglia. La corruzione di Gori si sarebbe sostanziata, nelle ricostruzioni degli inquirenti, nel soddisfacimento delle richieste dei conciatori in materia di adeguamento in loro favore della disciplina regolatoriampianto Aquarno con impatto sull’ambiente e con la concessione di deroghe ai limiti di emissioni ambientali e conclusione di accordi di programma. 

Il direttore Pantuliano aveva provato a trovare una soluzione definita "onorevole" che "consentisse alla Regione e al capo di gabinetto di uscire nel migliore dei modi", con una lunga aspettativa da sommare a un periodo di sospensione per arrivare a coprire il biennio che, da sessantaseienne, gli manca all’età pensionabile. Ledo Gori non accetterà. Vedremo quali saranno i passi successivi. Intanto presenterà ricorso al tribunale del riesame contro il sequestro di pc e cellulare Andrea Pieroni, anche lui accusato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Mentre Gori ci sta pensando.