Dubbi, errori e trappole dell’italiano: la Crusca risponde con un nuovo dizionario

Nel volume “Giusto, sbagliato, dipende” l'Accademia della Crusca scioglie centinaia di dubbi su vari quesiti, dai verbi ai pronomi, dai modi di dire alle nuove parole

Professor Paolo D’Achille

Professor Paolo D’Achille

Firenze, 22 settembre 2022 - È davvero sbagliato dire “ma però”? Come va scritto “qual è”? “Attenzionare” è un verbo ammissibile? Si dice “arancina o arancino”? Su “sé stesso” l'accento ci va o non ci va? E come si affrontano le varie questioni di genere nella lingua italiana? Sono solo alcune delle centinaia di domande contenute nel libro “Giusto, sbagliato, dipende. Le risposte ai tuoi dubbi sulla lingua italiana” edito da Mondadori alle quali l'Accademia della Crusca, da secoli punto di riferimento in Italia e nel mondo per tutto ciò che riguarda la lingua italiana, dà una risposta. Dal lessico all'etimologia, dalla grammatica alla sintassi, dalla punteggiatura ai neologismi, dubbi di ogni tipo, errori ricorrente, equivoci o falsi miti riguardanti l’italiano vengono analizzati e spiegati con l'ormai celebre semplicità e precisione dell'Accademia della Crusca. Un libro pratico già disponibile in libreria, pieno di curiosità, aneddoti e storia che, pagina dopo pagina, fornisce il ritratto di una lingua vitale e in continuo cambiamento che, finalmente, potremo conoscere nei minimi dettagli. “Giusto, sbagliato, dipende” è lo strumento indispensabile attraverso il quale i più autorevoli esperti di italiano segnalano gli errori più comuni, sciolgono i dubbi più ostinati e danno una soluzione ai quesiti che ci accompagnano quotidianamente quando scriviamo e parliamo in una delle più belle lingue del mondo. A curare il volume sono stati Paolo D’Achille e Marco Biffi, con l’ausilio di tre collaboratrici, Matilde Paoli, Raffaella Setti e Stefania Iannizzotto. A parlarci di questo libro è il professor Paolo D’Achille, responsabile del servizio di consulenza linguistica e direttore del periodico "La Crusca per voi" dal 2015, membro del direttivo dal 2017, e membro del comitato scientifico del periodico in rete "Italiano digitale" dal 2018. Professor Paolo D’Achille, come nasce l’idea di questo volume che per la prima volta raccoglie in un contesto organico il servizio di consulenza linguistica che la Crusca svolge da oltre trent’anni? “La proposta è venuta dalla Mondadori che voleva fare un libro sulla Crusca. Tra le varie ipotesi ci è parsa che quella più interessante per il pubblico fosse quella di prendere un certo numero di risposte che abbiamo dato alle domande arrivate soprattutto negli ultimi anni, e farne un volume. Domande su vari dubbi a cui abbiamo offerto una soluzione sia attraverso il servizio di consulenza linguistica sul sito della Crusca che quest’anno ha tre uscite, sia attraverso ‘La Crusca per voi’ che è iniziata negli anni novanta che attraverso “Italiano Digitale”. Come avete sviluppato il libro? “Fare una struttura grammaticale ci è parsa una cosa un po' pesante, allora abbiamo escogitato una sorta di vocabolario. Abbiamo distribuito i vari temi per lettere: A come ‘articoli’ e ‘ausiliari’, B come ‘burocratese’, V come ‘verbi’, Q per ‘quello per cui non abbiamo parole’ ecc. Ci siamo impegnati a scegliere le risposte fornite da accademici, linguisti e giovani ricercatori, a semplificarle dando una veste unitaria” A chi si rivolge questo volume? “È di facile consultazione, scritto in modo chiaro per sciogliere molti dubbi sulla nostra lingua e speriamo possa essere di aiuto ai lettori" 

Chi sono coloro che si rivolgono maggiormente al servizio di consulenza della Crusca?

"Gli utenti sono molto vari, ci scrivono anche intere classi di scuola. Ci arrivano domande da tutta Italia e anche dall’estero. I giovani consultano soprattutto i social e dibattono sulle risposte che sono uscite. Le richieste di consulenza arrivano soprattutto via mail, alcune ancora per posta tradizionale, ma sempre meno”. Qualche aneddoto da trovare in queste pagine? “Ci è arrivata una grande richiesta sui nomi delle popolazioni: ci chiedono ad esempio “come si chiamano gli abitanti del Camerun o della Malesia?”. E questo per il fatto che molte denominazioni non si trovano sui vocabolari, nella rete ce ne sono diverse, dunque ci chiedono quale sia il modo più corretto nel riferirsi ad esempio ai migranti che nel nostro Paese svolgono vari mestieri. Un altro tema è quello dei femminili nelle professioni e un altro ancora quello dei plurali”. Maurizio Costanzo