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Cronaca

Una malattia in progressivo aumento tra i bambini: diabete, sintomi e come riconoscerlo

Ne parliamo con Sonia Toni, responsabile della Diabetologia pediatrica dell’AOU Meyer: “In Toscana 100 nuove diagnosi l’anno”

Un apparato per il monitoraggio del diabete

Un apparato per il monitoraggio del diabete

Firenze, 14 novembre 2023 - Una malattia in progressivo aumento. Stiamo parlando del diabete nei bambini che, come ci spiega Sonia Toni, responsabile della Diabetologia pediatrica dell’AOU Meyer, “è di tipo 1, una malattia autoimmune”. “Se quindici anni fa contavamo 35 nuovi casi ogni anno - fa sapere la dottoressa, - adesso mediamente nella nostra regione abbiamo cento nuove diagnosi l’anno, nei bambini-ragazzi tra 0 e 18 anni”.

Quali sono le cause di questo incremento?

“Si lega ad una generale crescita di tutte le malattie autoimmuni. La causa specifica non è conosciuta, ma molto probabilmente risiede anche nei grossi cambiamenti alimentari e dello stile di vita che hanno caratterizzato la nostra società negli ultimi decenni. Tutto questo ha portato a cambiamenti nella parte modificabile del nostro patrimonio genetico, predisponendoci a queste malattie.

Una scienza relativamente nuova, l’epigenetica ci insegna che i nostri comportamenti e l’ambiente (leggi tragedia di Chernobyl) in cui viviamo influenzano nel tempo il nostro patrimonio genetico, attivando o silenziando il nostro dna e quindi esponendoci a malattie tumorali, autoimmuni e degenerative. In generale l’aumento di tante malattie, come anche il diabete, trova una parziale spiegazione nei cambiamenti dell’ambiente e delle abitudini che hanno caratterizzato l’ultimo secolo.

Il benessere ha sicuramente contribuito ad allungare la vita media, e quindi ha avuto ricadute positive, ma al contempo ha anche portato all’aumento di queste patologie autoimmuni”.

C’è modo di prevenire il diabete?

“No, il diabete di tipo 1 non è una malattia che è prevenibile con l’alimentazione. Di sicuro, una alimentazione scorretta in soggetti predisposti, funziona da acceleratore e può anticipare la diagnosi. Per alimentazione scorretta intendo mangiare poca verdura, consumare troppi dolci e cibi raffinati, eccedere nelle proteine e nei grassi. La predisposizione genetica al diabete, non significa che il diabete è ereditario, ma che si può ereditare il rischio”.

Come si fa a capire se un bambino è predisposto?

“Siamo in attesa delle delibere attuative riguardo all’introduzione dello screening per diabete di tipo 1 e celiachia. L’Italia è la prima nazione ad avere approvato una legge in tal senso, che ci permetterà di individuare i soggetti a rischio. Questo test avrà un ruolo importante nella prevenzione dell'esordio in chetoacidosi, quadro clinico molto grave, che può mettere a rischio vita, e che comunque determina una grave generale sofferenza dell’organismo. Poi, quando avremo a disposizione un farmaco, un anticorpo monoclonale, già approvato in America, potremo effettuare un trattamento che potrà ritardare l’insorgenza della malattia in quei soggetti che hanno una positività degli anticorpi e una iniziale alterazione della glicemia. La ricerca in questo settore è molto fertile e numerose nuove molecole sono allo studio".

Quali sono i campanelli di allarme che le famiglie non devono sottovalutare?

“Bere tanto, fare tanta pipì, ricominciare a bagnare il letto, stanchezza, dimagrimento. Sono tutti sintomi iniziali che devono farci sospettare un diabete. In questo caso, bisogna subito rivolgersi al pediatra o al pronto soccorso, per escludere un diabete in atto. Altrimenti, il rischio è che nel giro di pochi giorni la situazione si aggravi con il sopraggiungere di difficoltà respiratoria, vomito, alito acetonico fino ad arrivare al coma chetoacidosico, che rappresenta la situazione più grave, e che talvolta richiede il ricovero in terapia intensiva”.

Come si convive col diabete?

“La diagnosi di malattia cronica è sempre un trauma per i genitori ed il bambino. Infatti le famiglie parlano sempre di una vita ‘prima’ e ‘dopo’ l'esordio. Il quotidiano deve adattarsi a questa nuova realtà. Ad ogni modo, un bimbo con diabete ben controllato può fare una vita normale. La tecnologia ci viene molto incontro con i sensori glicemici che danno informazioni sull’andamento della glicemia, senza che il bimbo debba bucarsi il dito. Ci sono, poi i microinfusori, collegati al corpo che erogano insulina in continuo e che riducono ad un solo ‘buchino’ ogni due-tre giorni. E infine abbiamo a disposizione i sistemi integrati che, con una sorta di intelligenza artificiale, regolano l’infusione di insulina sulla base dell’andamento delle glicemie.

In tutto questo, un ruolo importante lo esercita la scuola: la prima società dopo la famiglia con cui il bambino si confronta. Più è accogliente, più il bambino riesce a accettare e normalizzare la sua situazione. Va infine detto che la nostra Regione finanzia i campi scuola, che rappresentano un momento educativo, per famiglie o solo per ragazzini, in un contesto di vacanza, cui partecipa il team di diabetologia pediatrica. È una importante condivisione di esperienza di vita tra pari. E aiuta i giovani nella costruzione del percorso di educazione terapeutica.

Un importante ruolo nel percorso di accettazione e nel percorso formativo è svolto dalle associazioni dei genitori che collaborano con i servizi di diabetologia nell'organizzazione di eventi sociali, o nella realizzazione di incontri formativi online per supportare le famiglie”.