CASTIGLIONCELLO (Livorno), 12 luglio 2021 - La tv è sintonizzata sull’Uno. E dove altrimenti, per il mattatore della rete ammiraglia Rai Carlo Conti. Manca il bandierone. Ma c’è la birra d’ordinanza ("No, per Matteo acqua") con le focaccine prosciutto e mozzarella e la pizza ai wurstel da mangiare subito che fredde è uno spregio. Sulla soglia di casa Conti ciò che più colpisce è il candore. E una luce morbida del tramonto che carezza le cose scelte con gusto. Si nota la grazia di Francesca Vaccaro, la moglie di Carlo ne ha di stoffa per le sue creazioni, anche in casa. Siamo al fischio d’inizio della finalona. Prima l’inno nazionale "quello che nel 1982 con il mio amico Michele sparammo a tutto volume con le potentissime casse piazzate sul terrazzo di via Vittorio Emanuele, ma in mezzo ai caroselli per la vittoria mundial non ci filò nessuno". Carlo si spalma sul divano bianco. Tensione, emozioni, ricordi fanno le capriole nell’anima. Impossibile scorgerle: fuori ciò che mostra è quel sorriso sornione e la sua calma olimpica che lo descrivono al millimetro. Intimo , introverso, riservatissimo. "Sono un grande appassionato di calcio e un tifoso anomalo, preferisco vedere la partita da solo alla tv. Perfetto modello Fantozzi, pizza, birra e... sbuffetto", ride della sua censura. Da solo? Per ora davanti alla tv resistono anche Matteo, il figlio di 7 anni e la moglie. "Ma chissà ancora per quanto – li sfida – di solito Matteo si addormenta e Francesca lo segue. Mi tocca anche esultare sottovoce per non svegliarli". Ma stasera è la finale. Una delle molte finali di Carlo. Lui è concentrato, nemmeno stesse facendo la scaletta di Tale e quale show . A proposito di Shaw, il suo gol ha fatto male. "Ma siamo solo all’inzio, dai che ce la facciamo". «Mi ricordo la finale col Brasile ai mondiali in Messico, nel 1970: avevo 9 anni – racconta – Mi elettrizzò l’idea della spaghettata a mezzanotte in caso di vittoria, una roba da grandi, era come andare sulla luna. Eravamo invitati da Clara in Versilia, un’amica della mamma: quel che alla fine mi è rimasto dentro è l’enorme delusione. Niente spaghettata". Suona ancora bene il primo 45 giri comprato quell’anno: Venus degli Shocking Blue. «C’era Picchio De Sisti in campo, un orgoglio per noi tifosi viola". Carlo col pallone giocato non ci ha mai preso troppa confidenza. "A quel mondiale il ct era il nostro Ferruccio Valcareggi che a fine anni Ottanta nella partita della nazionale cantanti al Franchi contro una rappresentativa di fiorentini mi dette il numero sette e mi disse di correre come Domenghini". Come finì? "Valcareggi mi disse che sembravo Domenghini alla fermata dell’autobus – sorride – Sono più forte come tifoso che da calciatore". Gli manca quell’agonismo, dice di sé. "Non ce l’ho, nemmeno se gioco a carte o a ping pong". Uno spirito decoubertiniano , insomma, l’importante è partecipare. "Perfetto per un tifoso della Fiorentina, non si vince mai nulla". Però al suo Matteo, Carlo il pallone lo insegna. A lui piace tanto e tifa viola. "Ha anche un bel tiro, ma con la pandemia la scuola calcio gliel’ho fatta io... In effetti non è il massimo". Piove a Wembley. E piove sui sogni da ritirare su. "Mai perdersi d’animo". Bisognerebbe lo sentissero gli azzurri. Conti è un motivatore pazzesco. "Nell’82 che gran soddisfazione, il faro della nazionale era Antognoni, peccato che non abbia potuto giocare la finale per l’infortunio al piede". Suonava Da Da Da del Trio, in quell’estate caldissima. C’è un faro che illumina questi azzurri? "E’ una squadra giovane, pimpante, allegra e sorridente – dice – Se si vince lo facciamo col gruppo, tanti forti messi bene in campo. Ma bisogna far prevalere la tecnica sulla velocità dell’Inghilterra". Vai ora. "Sìììììì", pareggio di Bonucci. Matteo e Francesca sono sveglissimi, esultano. Del mondiale del 2006 Conti descrive i dettagli, i festeggiamenti dopo i rigori contro la Francia. "Eravamo a casa di Pieraccioni: al triplice fischio si scese in piazza Duomo. Soli. Poi arrivò il mondo". Ora siamo all’80’ Matteo crolla. "Che Italia!", dice Carlo. Ma si va ai supplementari. Sofferenza e passione. Orgoglio. "Abbiamo fatto la partita". Energie agli sgoccioli. E poi... la lotteria. "Tenacia, forza, gruppo e Mancini! Una gioia infinita".
Cronaca"Il grande sogno azzurro si avvera, che gioia" A casa di Carlo Conti tra ricordi, pizza e gol