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Acqua pubblica, DSP lancia l'allarme sulla gestione ad Arezzo

Democrazia Sovrana Popolare di Arezzo lancia un grido d’allarme sulla gestione dell’acqua pubblica. Nel 2029 scadrà la concessione affidata a Nuove Acque

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Arezzo, 14 giugno 2025 – Acqua pubblica, DSP lancia l'allarme sulla gestione ad Arezzo

Democrazia Sovrana Popolare di Arezzo lancia un grido d’allarme sulla gestione dell’acqua pubblica. Nel 2029 scadrà la concessione affidata a Nuove Acque, e la realtà è ormai sotto gli occhi di tutti: una parte significativa dei proventi, nonostante i comuni detengano formalmente la maggioranza della partecipazione, potrebbe finire nelle mani di banche e multinazionali. Non è una sorpresa. La svendita del patrimonio pubblico italiano è un processo in atto da oltre trent’anni, e l’acqua è uno degli esempi più gravi e simbolici di questa deriva. Ricordiamo il referendum del 2011, nel quale gli italiani si espressero chiaramente per la gestione pubblica dell'acqua. Quel mandato popolare attende ancora attuazione. In Toscana – regione che si conferma presidio delle politiche neoliberiste – si spinge verso la costituzione di multiutility, ovvero società multiservizi che consoliderebbero ulteriormente la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Un'operazione che rischia di sostituirsi definitivamente all’autonomia dei comuni, già schiacciati da vincoli di bilancio e patti di stabilità, completando la cessione di un bene essenziale alla logica del profitto. Meno risorse per i comuni significa, in concreto, meno servizi per le persone: meno asili nido, meno case popolari, meno sostegno alle famiglie, agli anziani e ai soggetti più fragili. Ogni euro che prende la via dei dividendi privati è un euro sottratto al welfare, alla coesione sociale, alla dignità dei territori. Democrazia Sovrana Popolare invita con determinazione i comuni della provincia di Arezzo a opporsi a questa deriva, a difendere la loro sovranità istituzionale e a garantire ai cittadini tariffe eque, agevolazioni e accesso universale all’acqua. La politica deve riappropriarsi del suo ruolo, affermando il primato del bene comune sulle logiche delle lobby finanziarie che, da decenni, dettano l’agenda economica e sociale del Paese. È tempo di cambiare rotta. Serve coraggio. Serve visione. Serve volontà.