25 Aprile, Vannino Chiti: “Tre aspetti da capire, allora la Festa diventa un patrimonio di tutti”

Intervista al presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea

Vannino Chiti (foto Ansa)

Vannino Chiti (foto Ansa)

Firenze, 25 aprile 2024 – “Il 25 Aprile sia una festa che unisce, non che divide". L’appello arriva da Vannino Chiti, presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Bell’auspicio. Ma siamo ancora lontani dal vederlo realizzato. Perché?

"Sono convinto che un popolo che non ha memoria storica condivisa non può costruire il futuro: al giorno d’oggi questa memoria storica condivisa non c’è".

Cosa deve fare il nostro Paese per uscire da queste diatribe?

"Tutte le forze politiche che sono in Parlamento devono aderire convintamente all’antifascismo. Che è cosa diversa dall’a-fascismo".

Che cos’è l’a-fascismo?

"E’ quell’impostazione mentale, sociale e politica che afferma che il ’45 ha chiuso un’epoca e che valori come l’antifascismo devono rimanere confinati nel periodo precedente alla fine della Seconda guerra mondiale".

Eppure antifascismo e Resistenza sono valori fondamentali dell’Italia repubblicana…

"Di più: sono base e contenuto della nostra Costituzione".

Ha una ‘ricetta’ per provare a rendere la Liberazione un giorno di gioia per tutti?

"Ci sono tre aspetti dei quali dobbiamo prendere coscienza. Primo: per lunghi anni si è sottovalutata la formazione degli italiani. I valori non nascono come fiori spontanei, è necessaria una formazione che parte dalle scuole e si consolida nel mondo del lavoro e in quello della politica. Secondo aspetto: guai a dimenticare che antifascismo e Resistenza non sono prerogativa né di un partito solo, né di un’unica parte politica. La Resistenza ha visto combattere insieme comunisti, socialisti, cattolici democratici, azionisti, liberali e monarchici, civili e militari. E’ stato un fenomeno plurale, che ha riguardato tutti. E non dobbiamo cadere nell’errore di interpretare la Resistenza come un museo degli eroi: a combattere per la libertà sono state persone normali. Che fecero la scelta giusta e sacrificarono la loro vita".

Adesso più di prima il 25 Aprile viene percepito come una festa che divide.

"Per essere una festa che unisce è necessario assumere in modo esplicito l’antifascismo a riferimento. Faccio un appello: si evitino nuovi scontri sulla Costituzione, stavolta sul premierato elettivo e regionalismo differenziato. Non servono. Dal ’46 a fine ’900 le forze politiche non hanno mai cercato di modificare la Costituzione in modo unilaterale. Dall’inizio del nuovo secolo a oggi, invece, hanno ritenuto di apportare progetti di modifiche unilaterali, naufragati quasi sempre, ma che hanno portato a grandi contrapposizioni".

Teme che l’Italia stia scivolando verso l’illiberalità?

"Non credo che ci siano le condizioni per operazioni violente di presa del potere. Questo però non ci deve far sottovalutare le espressioni di fascismo o propaganda fascista che si vedono ogni giorno e che devono essere sottoposte alle leggi Scelba e Mancino. L’a-fascismo può portare alla democrazia illiberale, come l’Ungheria di Orban. Un governo che salva le forme, ma nella sostanza svuota la democrazia. Se importanti schieramenti politici impostano le loro le posizioni politiche sull’a-fascismo, invece che sull’antifascismo, il rischio di scivolare verso modelli di democrazia illiberale è concreto. Questo è il piano inclinato sul quale potremmo finire".