10 marzo 1978, Firenze inaugura il Ponte all’Indiano. In ricordo di un principe

Perché si chiama Ponte all’Indiano: l’affascinante storia che rimanda a un giovane principe morto a soli 21 anni che cambiò le sorti di un fiume e il volto di una parte della città

Il Ponte all'Indiano e il monumento al principe

Il Ponte all'Indiano e il monumento al principe

Firenze, 10 marzo 2023 - il 10 marzo del 1978 è stato inaugurato a Firenze il Ponte all’Indiano. Un’opera che ebbe due primati: era infatti il primo ponte strallato ancorato a terra mai realizzato prima nel mondo. In Italia è rimasto uno dei più grandi ponti strallati di tutto il XX secolo. Un’opera talmente unica e all’avanguardia che l’ingegner Fabrizio de Miranda proprio nel 1978 venne insignito ad Helsinki del premio europeo Eccs-Cecm (Convenzione europea della costruzione metallica). Realizzato in ferro e acciaio tra il 1972 e il 1978, il ponte più recente di Firenze unisce i quartieri di Peretola e dell’Isolotto. Ma perchè si chiama Ponte all’Indiano? Dietro quest’opera si nasconde una storia molto affascinante che ha ispirato questo nome. Tutto ebbe origine dalla visita a Firenze di un principe indiano. Era il 1870 quando Rajaram Chuttraputti arrivò in città. Lui era di Kolhapur, capitale di uno stato principesco indiano, e al ritorno da un viaggio a Londra, dove era andato per conoscere la regina d’Inghilterra e per motivi di studio, pensò bene di dimorare nel capoluogo toscano. Scelse di soggiornare in un grand hotel di piazza Ognissanti, ma ecco che una notte si sentì male e improvvisamente morì nella sua camera d’albergo. Era giovanissimo, aveva appena 21 anni. Venne cremato e le sue ceneri vennero sparse alla confluenza tra l’Arno e il Mugnone, secondo il rito indù. All’epoca quel rito funebre sembrò molto curioso, e attrasse l’attenzione di molti fiorentini. Non solo: quel fatto aprì il primo dibattito politico a Firenze sulla cremazione, che il Granducato aveva vietato fino a quel momento per motivi igienici. Altra curiosità: il Mugnone non è un fiume ma un torrente, ma siccome, secondo la tradizione, il corpo doveva essere cremato alla confluenza di due fiumi, il corso d’acqua del Mugnone venne promosso a fiume vero e proprio. Quando la madre del giovane maharaja venne a Firenze, diede ordine di costruire un piccolo monumento in memoria del giovane principe, proprio nel punto in cui i due fiumi confluiscono e dove venne cremato. Il principe venne rappresentato coi vestiti che aveva addosso durante il funerale, su cui spiccano due grandi file di perle che già all’epoca valevano ben 50mila franchi. Quel baldacchino a cupola che conteneva quel busto esotico, a perenne memoria di quel giovane coi capelli neri, la pelle scura e il turbante rosso, attirò subito l’attenzione e la curiosità della popolazione, che prese l’abitudine di farsi fotografare proprio vicino al mausoleo, inaugurato nel 1974. Le varie facce del cubo che sorregge il busto in marmo, riportano un’iscrizione in quattro diverse lingue - italiano, hindi, inglese e punjabi - a testimoniare la dimensione cosmopolita di Firenze, da sempre crocevia di popoli e tradizioni. Si prese a chiamare quel luogo “l’Indiano”, e questo ispirò anche il nome del ponte. Nel 2008 fu proprio La Nazione, insieme alla Commissione comunale Qualità Urbana, a condurre una delle prime iniziative di raccolta fondi per far restaurare il monumento. Nasce oggi Karl Wilhelm Friedrich von Schlegel nato il 10 marzo del 1772 ad Hannover. Celebre scrittore e filosofo tedesco, è considerato tra i fondatori del Romanticismo. Contribuì all’elaborazione della poetica romantica con saggi (Storia della poesia dei greci e dei romani, 1798) e testi creativi. Il romanzo incompiuto ‘Lucinde’ (1799), i ‘Frammenti’ (1798) e le ‘Idee’ (1801) confermano la sua concezione della poesia come attività assolutamente libera e spontanea. Di taglio sistematico è la ‘Storia della letteratura antica e moderna’ (1815). Ha scritto: “Si può soltanto diventare filosofo, non esserlo. Appena crediamo di esserlo smettiamo di diventarlo”.