
Un ragazzo speciale Matteo, 100 alla maturità "Ma per i disabili il vuoto dopo la scuola"
di Michela Berti
Quando è uscito dal cancello del liceo "Cecioni" di Livorno e i suoi amici lo hanno bagnato dalla testa ai piedi con lo spumante, Matteo Simoncini ha cercato di allontanarsi e invano di ripararsi con le mani, ma era felicissimo. Perchè quel 100 all’esame di maturità per un ragazzo autistico è una grande conquista. Sorride, accanto ai suo amici di scuola che lo hanno accompagnato in questi anni di studio. "Sono stato bene, mi sono divertito – ci racconta nel parco di Villa Fabbricotti dove lo abbiamo incontrato insieme alla mamma Claudia Leone – mi piace molto studiare storia e geografia. Matematica insomma, italiano è facile". Matteo ha ricevuto il suo attestato di maturità ed ha un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare: "Ora vorrei lavorare negli uffici di Autolinee Toscane, per organizzare le linee e le deviazioni" prchè ha una super memoria, ricorda tutti i collegamenti del trasporto pubblico di Livorno, gli orari, le fermate e avrebbe anche qualche consiglio da dare all’amministrazione comunale. "Alcune linee vanno cambiate - dice Matteo – . Meno male a novembre nascerà la Lam Verde, molto utile. Poi mancano alcune linee alla periferia di Livorno, al Levante, alla Cigna, nella zona del carcere. E poi va allungata la linea 15 fino al Palamodì perchè non ci arriva". La mente di Matteo è una perfetta mappa della città: "Io andavo a scuola con l’autobus, a volte faceva ritardo e mio fratello si arrabbiava".
E anche ora, nelle ore meno calde, la sua passione è andare sugli autobus, da qui guarda la città che scorre. Al suo fianco due genitori speciali, mamma Claudia è una di quelle lottatrici che solo il cognome Leone poteva renderle giustizia. Una battaglia continua per far rispettare i diritti di suo figlio, soprattutto a scuola. Ed è stato al liceo Cecioni, dopo un paio di anni all’Enriques, che ha trovato un ambiente dove suo figlio ha saputo esprimersi al meglio. "Ho fatto molte battaglie non solo per Matteo, ma per tutti i ragazzi che hanno delle disabilità. Perchè la cosa che più avvilisce è che i loro diritti sono visti come pretese, diritti che molte volte vengono calpestati e quando i genitori lo fanno notare ecco insomma quasi quasi dai fastidio". Claudia mette il dito nella piaga delle ore di sostegno: "Sono importanti per questi ragazzi ma non si possono dare a tavolino, secondo tabelle prestabilite. Ogni ragazzo ha le sue specificità. Io sono andata fino al Ministero con le leggi in mano. Solo allora ho ottenuto quello che volevo".
E ora? Dopo il percorso scolastico si apre una fase difficile perchè, come dice mamma Leone "c’è il niente". Non solo per Matteo, ma per tutti quei ragazzi che portatori di disabilità fannno fatica ad avere un futuro. "Ogni mattina Matteo viene nel mio letto, ha bisogno di certezze. E la domanda è sempre la stessa ’oggi cosa facciamo’? Matteo ha bisogno di riferimenti certi e ora non ce ne sono. Ma per farlo stare tranquillo ho inventato con le mamme di ragazzi autistici lo slogan ’Qualcosa ci inventeremo’. E’ questa la nostra battaglia quotidiana".
Negli occhi di Claudia un po’ di stanchezza, perchè in questo cammino che la vita ha scelto per lei non ci sono fermate. Solo mettersi in gioco, ogni giorno, perchè Matteo ha bisogno di lei. "E noi di lui. E’ sempre sorridente, ingenuo, trova un lato positivo in tutto e una giustificazione nella cattiveria che anche lui ha subito in questi anni. Matteo ci ha aiutato in famiglia a superare momenti difficili perchè ha sempre fiducia. E’ l’eterno bambino e rappresenta la parte più bella dell’uomo".