MARCO
Cosa Fare

Non ce la feci più, sfondai la porta. Poi quel ragazzo perse la mamma

Lo con sideravo figlio mio, lui pascolava il gregge e non ne voleva sapere di me. Poi sparì anche lui

Vichi

Dai un bacio a papà" disse, e lo portò a letto. Poi sentii girare le mandate della sua porta, come ogni sera, e il capo mi crollò sul tavolo. Una sera, dopo che lei era andata a letto, cominciai a bere vino. Dopo un’ora mi sentivo come un leone. Salii di sopra e staccai dai cardini la porta di Maria. Lei scattò su e mi guardò con gli occhi sbarrati. Si teneva le coperte strette addosso. Mi misi davanti al suo letto e le puntai addosso un dito che sembrava un fucile. "Anche il prete dice che moglie e marito devono fare certe cose!" dissi. Poi mi buttai su di lei. Successe un macello che è meglio non raccontare, e dopo un po’ mi ritrovai seduto per terra a guardare lei che buttava i suoi due vestiti in una borsa, mentre Molecola piangeva nella sua cesta.

"Non succederà più, ma non andare" dissi.

"Sei peggio di quel porco di Palermo" disse lei. Finì di mettere la sua roba nella borsa e se ne andò con Molecola in braccio. L’avevo portata a casa mia i primi di marzo, e a metà aprile se n’era già andata. Tornò a casa sua, al mulino abbandonato. Non mise più piede in casa mia. Il bambino cresceva, e lei diventava vecchia, sempre più vecchia. Ogni anno che passava per lei erano come cinque. Non mangiava nulla, parlava sempre meno, e alla fine non parlò più. Diventò più silenziosa di un bastone. Molecola continuava a crescere, e lei era sempre più trasparente. Poi una notte morì. Molecola non aveva ancora quindici anni, era un ragazzino con la faccia scura e due occhi da lupo. Dopo il cimitero si misero tutti intorno e dissero che il ragazzino doveva venire a vivere da me. Molecola disse che non ci pensava nemmeno e se ne andò al mulino abbandonato. Stava da solo in quella casa, e invece di cercare lavoro nei campi andò a badare un gregge di pecore.

Si dette molto da fare, e dopo qualche anno riuscì a mettere insieme un piccolo gregge tutto suo, di una quindicina di pecore. Stava ore seduto sopra un sasso, e guardava il cielo con la faccia dura, silenzioso come sua madre prima di morire. Aveva sempre negli occhi una luce che sapeva di vendetta, ma contro chi non lo sapeva nessuno. Io gli compravo il formaggio, e ogni tanto lo andavo a trovare su al pascolo. Ero preoccupato per lui come un vero padre. Molecola era un uomo, ormai, ma era anche un bambino. Poi un giorno sparì, lasciando le pecore chiuse nel recinto. Nessuno lo aveva visto. Dopo un paio di giorni andammo a cercarlo sulle colline, ma non lo trovammo. Le pecore le affidai a un pastore amico mio, e dopo una settimana morirono una dopo l’altra di una malattia strana. Si gonfiavano come se fossero incinte, poi vomitavano giallo belando come bambini e alla fine stramazzavano. Misi le carcasse una sull’altra e le bruciai. Dopo due o tre mesi, in mezzo alla notte sentii bussare alla porta. Scesi con il fucile in braccio e chiesi chi fosse. "Apri, sono io." Era Molecola. Levai la catena e lui s’infilò in casa di corsa. Si chiuse dietro la porta e si lasciò andare sopra una sedia. Si tagliava le labbra con i denti. Aveva addosso un vestito costoso, e puzzava di profumo. Sembrava molto stanco, ma non riusciva lo stesso a stare fermo. Faceva ballare una gamba come se ce l’avesse attaccata alla corrente. Era anche molto dimagrito. Gli chiesi cos’era successo, e lui tirò fuori una pistola da sotto la giacca. Se la rigirò in mano come se fosse un attrezzo da officina.

"Ho ammazzato un uomo."

"Perché?"

"Mi hanno pagato bene" disse lui sorridendo, ma sembrava che lo facesse per non mettersi a piangere. Mi avvicinai a lui. Mi facevano pena quelle ossa che gli uscivano dalla faccia. Gli tirai uno schiaffo e mi misi ad aspettare la sua mossa. Lui si coprì il viso con un braccio, sempre tenendo la pistola nella destra. Quando scoprì la faccia aveva gli occhi gonfi e rossi. Si alzò di scatto e andò verso la porta. Gli andai dietro e lo presi per una spalla.

"Ti cercano?" chiesi.

"È tutto a posto" disse lui.

"Dove vai?"

"Le pecore?"

"Tutte morte."

"Meglio così" disse lui. Poi aprì la porta e se ne andò. Nessuno in paese l’aveva visto, e io non dissi nulla. Speravo che tornasse presto, volevo sapere cos’era successo... chi aveva ammazzato. Dopo un paio di mesi Molecola tornò al paese. Era più nero e più magro di prima. Aveva soldi, e comprò trenta pecore. Ricominciò a fare la vita di prima. Pecore e formaggio. Io lo andavo a trovare al pascolo.

3-continua