Escalation di minacce. La Spezia, dalla serie A all’inferno. Testa di maiale davanti alla sede

La squadra continua a non andare bene, tensione altissima nonostante il cambio dell’allenatore. L’ultimo episodio in pieno stile mafioso: l’avvertimento firmato nella notte da quattro incappucciati.

Escalation di minacce. La Spezia, dalla serie A all’inferno. Testa di maiale davanti alla sede
Escalation di minacce. La Spezia, dalla serie A all’inferno. Testa di maiale davanti alla sede

Essere passati dalla serie A, con le vittorie su Inter e Milan, al terz’ultimo posto in serie B col rischio di un doppio salto all’indietro, ha creato un’atmosfera esplosiva alla Spezia. In questi giorni si è assistito ad un’escalation di episodi di cronaca, nonostante il cambio dell’allenatore (D’Angelo al posto di Alvini). L’ultimo, il più grave, l’altra sera: una testa di maiale mozzata davanti all’ingresso del centro sportivo Ferdeghini da quatto incappucciati e sopra uno striscione con la scritta "Tempo scaduto". Un messaggio in stile mafioso, sul quale indaga la Digos. Due sere prima un dirigente dell’area tecnica era stato avvicinato mentre stava rincasando da tre persone, sempre incappucciate, che lo hanno minacciato chiedendogli di dimettersi. "Come ho avuto modo di dire mercoledì – il commento dell’amministratore delegato Andrea Gazzoli – queste azioni non sono di certo riconducibili ai veri tifosi dello Spezia e si commentano da sole". Dopo la partita contro la Ternana, ignoti si erano accaniti con l’auto del calciatore Verde, pitturando con lo spray una fiancata. Prima del match, davanti allo stadio, era comparso uno striscione che invitava i due dirigenti dell’area tecnica (macia e melissano) ad andarsene. Stessa richiesta nello striscione esposto in piazza Europa, sotto la cattedrale, alla famiglia Platek proprietaria del club.

Per capire il momento attuale bisogna partire dall’estate. C’è chi aveva storto il naso al momento della scelta dell’allenatore Alvini, ritenuto non adeguato alle ambizioni di promozione. Il resto lo ha fatto il mercato, che buona parte della tifoseria ha ritenuto incompleto.

Così nel mirino sono finiti il direttore generale dell’area tecnica Eduardo Macia e il direttore sportivo Stefano Melissano, che peraltro hanno dovuto muoversi con i paletti imposti dalla proprietà americana che avrebbe stoppato alcune operazioni per ragioni di budget. Le amichevoli contro avversari di serie superiore, senza sconfitte, avevano illuso la piazza. Ma l’inizio del campionato ha creato i primi mugugni. La squadra ha inanellato quattro sconfitte di fila segnando solo un gol e si è ritrovata in zona retrocessione. Nell’occhio del ciclone l’allenatore Alvini (esonerato), alcuni calciatori, Macia e Melissano accusati di aver sbagliato mercato.

Massimo Benedetti