PECORE ELETTRICHE / Ma come si cambia per non morire

I Cinque Stelle fino a poco tempo fa puntavano il dito sui voltagabbana della politica. In voga adesso i costruttori anti macerie politiche

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 17 gennaio 2021 - Faceva una certa impressione, pochi giorni fa, ascoltare su Radio24 il viceministro delle Infrastrutture, il feroce grillino Giancarlo Cancelleri, tutto proteso nell’elogio dei «costruttori». Da quando sono arrivati al potere, i Cinque stelle non sono più gli stessi. Persino Alessandro Di Battista, l’eccellenza fasciocomunista della ditta Casaleggio & Grillo, ha detto in un’intervista a The Post Internazionale: «Meglio i responsabili». Proprio lui, così abituato in passato a dare di venduto a chiunque avesse qualche dubbio esistenziale. Al governo Conte «non ci sono alternative», ha aggiunto Dibba, definitivo: «E tra tutte quella che considero la peggiore sarebbe il ritorno con Renzi». E le sanzioni? Ci ricordiamo le sanzioni (non solo morali)? I Cinque stelle pochi mesi fa chiedevano 100 mila euro di multa a chi lasciava il gruppo parlamentare. Adesso pagherebbero loro per avere un nutrito gruppo di «spingitori di spingitori» a sostegno di Beppe Conte.

Insomma, ci avevano abituati a ben altri epiteti («voltagabbana», «poltronari», eccetera). Ora però, come dice Cancelleri, servono ricostruttori che si occupino delle «macerie umane», quindi tutto è lecito e consentito. Persino imbarcare vecchi arnesi della politica che i Cinque stelle dicevano di voler sconfiggere, contro i «riti della vecchia politica», una frase che difficilmente potremo mai più ascoltare senza sghignazzare, soprattutto se uscita dalla bocca di un parlamentare dei Cinque stelle. Ormai, anche fra i grillini, è tutto un inno al senso di responsabilità per il bene degli italiani, tutto un trionfo di luoghi comuni e luogocomunismo. Neanche due anni fa s’accompagnavano ai gilet gialli e neanche tre chiedevano l’impeachment di Sergio Mattarella. Ve lo ricordate, no, l’ineffabile Luigi Di Maio?

Come si cambia, per non morire. Tra poco i grillini invocheranno, nostalgici, l’aiuto di Denis Verdini, un professionista nell’organizzazione delle truppe. Furoreggia, in questa fase, il senatore fiorentino Riccardo Nencini, socialista, «ultimo dei craxiani» per autodefinizione, chiamato da chiunque - dice lui - per entrare a far parte della squadra di muratori, pardon, di costruttori. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Possibile che alla fine l’operazione riesca. Martedì, quando ci sarà il voto di fiducia al Senato, sapremo.

Viene tuttavia da chiedersi - anche qualora le trattative andassero in porto - quanto reggerebbe una somma così risicata di forze, ostaggio delle ugge dei vari responsabili, in un’epoca in cui peraltro potrebbe esserci poco da offrire come contropartita. Non resta che rifugiarci in Ennio Flaiano: «Siamo un popolo di rivoluzionari. Ma vogliamo fare le barricate con i mobili degli altri». E pure con i senatori altrui.

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