Montevarchi, la storia dice che salvarsi si può

I precedenti dei rossoblù nelle fasi cruciali dei campionati fanno ben sperare. Contro l’Alessandria tutti a disposizione di Coppi

Montevarchi, la storia dice che salvarsi si può

Montevarchi, la storia dice che salvarsi si può

di Giustino Bonci

Lo spirito dovrà essere quello delle imprese giudicate alla vigilia impossibili o quasi. Tra due giorni con l’Alessandria, dunque, nell’incontro senza alternative e con un solo risultato utile – una vittoria – il Montevarchi sarà chiamata a fare appello all’orgoglio che ha caratterizzato tante fasi delicate della sua storia ultrasecolare. La tempra e l’orgoglio, ad esempio, capaci di sovvertire un pronostico in teoria già scritto nel campionato di C unica 1970-71, quando i rossoblù di Collesi espugnarono lo stadio di Marassi, punendo la presunzione del Genoa con la rete di Piero Bencini. Da quell’8 novembre 1970 la memoria potrebbe portare ad un’altra giornata indimenticabile proprio perché anche in quella circostanza la nobiltà dell’avversario pareva rendere inaccessibile la conquista dell’intera posta. E in questo caso di una qualificazione insperata e per questo ancora più bella agli ottavi di finale della Coppa Italia di C. Era l’8 dicembre 1993 e i valdarnesi, allenati da Alberto Marchetti, ebbero ragione ai calci di rigore addirittura del Bologna, all’epoca costretto a frequentare i campi ostici della terza serie nazionale. Battuto al Dall’Ara di misura per 1-0, il Montevarchi riuscì a portare i felsinei alla roulette dei tiri dal dischetto grazie al gol firmato sotto la pioggia da Pino Scattini. Decisivi, per il passaggio al turno successivo, i tiri dal dischetto con l’errore finale di Anaclerio e l’apoteosi aquilotta certificata da Berni. Allora i quotidiani sportivi nazionali si sbizzarrirono con titoli del calibro di "Davide batte di nuovo Golia" o anche "L’Aquila regina per un giorno".

Impossibile non citare, infine, tra le partite nelle quali i montevarchini si sono ritagliati il ruolo di ammazza-grandi, il trionfo al Franchi di Firenze del 17 novembre 2002, sulla Viola ripartita dalla C2 e dominatrice di quel torneo. Segnò Marco Cellini, il ragazzo tifoso della Maratona, fiorentino doc e che perse la stima di più di un amico per il sigillo posto sul match al minuto 88’. Sulla panchina rossoblù c’era Luciano Filippi e gli spalti dell’impianto del Campo di Marte ospitavano oltre 30 mila spettatori. La carrellata, è parziale, ma evoca il coraggio di una squadra considerata in partenza una vittima predestinata e al contrario capace di supplire con il cuore e la determinazione al gap tecnico. Ebbene, la tifoseria di Montevarchi, indipendentemente da come andranno le cose e dalla conquista o meno dei playout, pretende che contro i grigi piemontesi i calciatori di Coppi dimostrino sul terreno di gioco il carattere e la grinta di chi non si è ancora arreso al ritorno in Interregionale. Si dirà che ormai è tardi, che sperare è illusorio, ma provarci è un obbligo, per la maglia e la dignità. Al pari degli avversari, Amatucci e soci saranno a ranghi pressoché completi, visto che l’infortunato di Pontedera Simone Biagi, sembra in grado di mettersi a disposizione.