L’en plein col suo Arezzo E lancia l’avventura della C

Una chiara identità tattica e di gioco è subito arrivata insieme ai risultati. A quasi 70 anni proverà a scrivere un’altra pagina di storia del calcio locale.

di Luca Amorosi

Veni, vidi, vici. Il 6 giugno di un anno fa, Paolo Indiani veniva presentato al Comunale; un anno e un giorno dopo, si gode il meritato riposo dopo aver riportato l’Arezzo tra i professionisti, ottenendo la decima promozione in carriera e raggiungendo l’obiettivo dichiarato fin dalle prime battute da allenatore del Cavallino. E a luglio, quando gli amaranto inizieranno la preparazione, sarà ancora lì, alla guida della squadra, pronto anche lui a tornare in serie C, categoria che gli manca dal 2018. Il suo arrivo, legato a doppio filo a quello del direttore Paolo Giovannini qualche giorno prima, fu il segno di una netta inversione di rotta dal punto di vista della programmazione: finalmente un allenatore e un responsabile dell’area tecnica con curricula importanti. Difatti i risultati sono arrivati, ma prima ancora è arrivata una chiara identità tattica e di gioco: baricentro alto, ritmi intensi, ricerca costante degli esterni d’attacco e inserimenti in area. Gli amaranto hanno giocato quasi sempre meglio degli avversari, anche se a un certo punto il gioco non stava valendo la candela.

Dopo la sconfitta di Terranuova e con le spalle al muro, l’altro grande merito di Indiani e del suo staff è stato quello di badare maggiormente al sodo e valutare alternative tattiche, adeguandosi ai momenti della partita anche inserendo, se necessario, un difensore in più a difesa del vantaggio acquisito. Fermo restando che la squadra ha continuato a esprimersi ad alti livelli, subendo però meno reti e riuscendo a imporsi anche in campi che penalizzavano l’aspetto tecnico. Il filotto di nove vittorie (di cui otto consecutive) e un pari tra febbraio e aprile ha permesso di spiccare il volo per la serie C e di ottenere anche i due obiettivi accessori dichiarati dal tecnico durante la sua presentazione: vincere con qualche giornata di anticipo e portare cinquemila persone allo stadio. En plein, verrebbe da dire.

Di importanza capitale anche la sua bravura nel lavorare con i giovani che, come ha sottolineato Giovannini, rappresentano un tesoretto per l’Arezzo. Se la stagione scorsa questi rappresentavano un fardello, in questa sono spesso stati l’arma in più: Gaddini ha terminato la stagione da capocannoniere pur giocando poco per i tanti infortuni; Damiani e Bianchi si sono ben comportati a centrocampo; Zona e Pericolini si sono rivelati terzini di prospettiva; infine, il portiere Trombini ha chiuso 14 partite senza subire gol. Ora, a quasi 70 anni, proverà a scrivere un’altra pagina di storia, sua e dell’Arezzo. Sempre con l’entusiasmo di un ragazzino.

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