
Nove giugno 1985, oggi 35 anni fa, Domenico Neri, bandiera del calcio aretino, visse una giornata indimenticabile. Penultimo turno del campionato di serie B, partita Arezzo-Campobasso, con gli amaranto allenati da Pinella Rossi che dovevano assolutamente vincere in chiave salvezza. Neri passò dall’incubo alla gioia in meno di un minuto e mezzo, 1’27“-1’28“, dal momento in cui Menchino sbagliò il rigore, deviato da Ciappi e con Neri disperato che vagava per il campo, al momento in cui si riscattò con gli interessi con una rovesciata da favola su cross di Mangoni. Il tutto fra il 21’ e il 22’ della ripresa. Fu il gol decisivo, la salvezza matematica arrivò la domenica successiva, l’ultima di campionato, 1-1 a Pisa dove il pari stava bene a tutti.
Fu un’annata sofferta, con una squadra costruita per grandi traguardi e che invece non trovò la giusta contraria e costretta a lottare per non retrocedere sino alla fine. Il grande ciclo del presidente Terziani era al capolinea. Terziani in primis e altri dirigenti salvarono l’Arezzo dal fallimento, lo ricostruirono e lanciarono verso grandi traguardi, Coppa Italia di C, promozione in B, A sfiorata nell’84. Poi quel torneo sofferto, prima Riccomini allenatore, poi Chiappella, infine Rossi, l’uomo delle imprese complicate. Col Campobasso una gara chiave, in una calda domenica in cui "Tutto il calcio minuto per minuto" si alternava con l’ultima tappa del Giro d’Italia, la crono di Lucca e il duello Hinault-Moser, col Giro vinto dal fuoriclasse francese. Neri fallì il rigore, si disperò, uscì dal campo, due fotografi lo spinsero dentro, poi qualche attimo dopo la fuga del giovane rampante Carboni a sinistra, il calcio d’angolo, la sfera che va a destra, Mangoni la rimette in mezzo, Neri che inventa una rovesciata da favola e passa dall’incubo all’estasi in un minuto e mezzo. Così come i tifosi. Un gol simbolo del giocatore più rappresentativo del calcio aretino che resterà scolpito per sempre.
Fausto Sarrini