Fallimento della Fusioni Michelangelo di Caprese: sindacati e istituzioni dal prefetto

Sollecitare il curatore per permettere ai dipendenti licenziati di accedere agli ammortizzatori sociali

I dipendenti della Fusioni Michelangelo e, a destra, Rialti e Guerrini Guadagni di Cgil

I dipendenti della Fusioni Michelangelo e, a destra, Rialti e Guerrini Guadagni di Cgil

Arezzo, 18 gennaio 2020 - Velocizzare al più presto le procedure. La vicenda della Fusioni Michelangelo, l’azienda di Caprese con 45 dipendenti che ha cessato l’attività a inizio autunno e sul conto della quale è stato dichiarato il fallimento con udienza già fissata per il 9 aprile, è approdata giovedì mattina in Prefettura ad Arezzo, dove la dottoressa Anna Palombi ha incontrato i rappresentanti di Fiom Cgil e l’amministrazione comunale, rappresentata dal consigliere Monica Puzzella. Presenti anche alcune maestranze della fabbrica ubicata nella frazione capresana di Lama e impegnata per quasi venti anni nella creazione di accessori in metallo per conto di una nota griffe avente sede in Toscana. “Abbiamo sollecitato il prefetto perché faccia in modo che il curatore fallimentare prenda decisioni in tempi rapidi – hanno dichiarato Alessandro Tracchi e Gianni Rialti di Fiom Cgil e il responsabile valtiberino del sindacato, Marco Guerrini Guadagni – dal momento che, non essendo state attivate le procedure di licenziamento, i dipendenti a oggi non possono accedere ad alcun tipo di ammortizzatore sociale; allo stesso tempo, non percepiscono più lo stipendio dallo scorso agosto. Una situazione ingessata, che deve essere sbloccata”.